Di Chiara

Al rientro nelle scuole di circa sei milioni studenti, come ogni anno, non sono mancati i vari articoli/elogi verso il ministro dell’istruzione di turno. Quest’anno l’onore spetta al nostro caro Valditara che negli ultimi due anni non ha mai mancato l’occasione per risultare inadeguato e fuori dal mondo.

La testata Tgcom24 ha pubblicato un’intervista in cui gli si chiedeva di illustrare le ultime riforme attuate per il nuovo anno scolastico.

Inizia con la sciagurata riforma degli istituti tecnici-professionali: ne parla come di una rivoluzionaria trasformazione volta a concedere (come se non fosse un diritto) maggiori opportunità di lavoro ai giovani. Tradotto si parla dell’ennesimo caso di sfruttamento degli studenti che non pagati e senza alcuna assicurazione che ne tuteli il lavoro, si ritrovano a riempire quei buchi lasciati da circa un milione di lavoratori mancanti. Quindi, piuttosto che aiutare gli imprenditori ad assumere più personale e agevolare l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, si è deciso di creare volontariamente e senza alcuno scrupolo una nuova generazione di schiavi al servizio di uno stato che non gli garantisce neanche il minimo sindacale, neanche i diritti costituzionali.

Non è mancato il riferimento all’alternanza scuola-lavoro che, è bene ricordare, negli anni precedenti è riuscita nella tragica impresa di portare alla morte Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta durante le ore di “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”: il più anziano aveva 18 anni.

Da bravo boomer Valditara ha deciso di demonizzare i cellulari, imponendo il divieto di utilizzo fino alla terza media e giustificando il tutto con un banale “creano dipendenza”. Non che non sia vero, ma come è ben noto il proibizionismo non ha mai portato a nulla di buono. Sarebbe sicuramente più utile educare i ragazzi alla tecnologia, al suo uso corretto e allo sfruttamento massimo di tutte le sue potenzialità. In particolar modo può essere fondamentale per bambini e ragazzi con disturbi dell’attenzione, dell’apprendimento e con problematiche anche più gravi, che spesso vengono lasciati allo sbaraglio da insegnanti di sostegno completamente ignoranti in materia.

Non manca la tanto criticata riforma del voto in condotta: non viene reintegrato per giudicare l’alunno, ma per rendere il docente più autorevole. Praticamente non è rivolta a chi della scuola dovrebbe essere il fulcro, ma a chi dovrebbe essere autorevole a prescindere da voti, oltre che preparato.

Tra le tante riforme inutili continuano a dimenticare lo sport: utile alla disciplina e, soprattutto, alla formazione di ragazzi sani sia fisicamente e psicologicamente (dove però non sempre è sufficiente). Visto che negli ultimi tempi ci si sta sempre più concentrando sulla salute mentale, sarebbe utile e prolifico migliorare i servizi degli sportelli psicologici nelle scuole, eliminando il pregiudizio a cui sono ancorati.

In un’istituzione scolastica completamente alla deriva, contornata da programmi antiquati, insegnanti precari e/o impreparati, strutture fatiscenti e indagini dell’Antitrust sui rincari dei libri di testo, il nostro caro ministro ha deciso di guardare al dito ignorando completamente la luna: non si è fatto portatore di una riforma veramente radicale che possa migliorare l’istruzione di bambini e ragazzi, che renda la scuola un’istituzione all’avanguardia e che abbia come unico scopo il benessere dell’alunno, ma ha deciso di fare rimanere la scuola nella situazione stagnante in cui già versa da decenni, non provando neanche minimamente a tentare di risolvere la situazione.