di Michele
“L’osservazione della vita della natura, nel piccolo come nel grande, è uno spettacolo incomparabile, una occupazione che mi procura serenità”, così Ernst Jünger spiegava ai giornalisti italiani Antonio Gnoli e Franco Volpi la sua dedizione per l’entomologia durante una serie di conversazioni datate 1995, che saranno poi raccolte e pubblicate con il titolo I prossimi titani. Un interesse che è ben più di una curiosità, ma che anzi l’autore tedesco ritiene essere pari a quello per la letteratura: “Di solito tutti mi considerano uno scrittore e guardano ai miei interessi entomologici come a una stravaganza. Per me si tratta invece di due passioni ugualmente appaganti, e che non tengo separate”.
L’entomologia è un ramo della zoologia che si occupa dello studio degli insetti. Jünger ne fu attratto fin da piccolo, quando il padre regalò a lui e ai suoi fratelli l’attrezzatura necessaria per la loro cattura e classificazione. Una passione che lo accompagnerà per tutta la vita, dalle giornate oziose in campagna dopo aver marinato la scuola, ai brevi momenti di tregua durante la guerra appena fuori dalle trincee, fino ai lunghi viaggi in giro per il mondo, in Asia come nel Mediterraneo. L’interesse di Jünger non fu semplicemente quello di un amatore o frutto d’improvvisazione, ma poteva fondarsi su solide basi scientifiche e gli valse a togliersi diverse soddisfazioni, fra tutte quella di aver dato il proprio nome a due nuove specie da lui scoperte: il Carabus saphyrinus juengeri e la Cicindela juengeri juengerorum.
Tra le numerosissime varietà di insetti Jünger si dedica soprattutto ai coleotteri e in particolar modo alla cicindela. Una predilezione che in Cacce sottili (1967) giustifica in questo modo, mettendola in paragone con quella più comune per le farfalle: “I coleotteri non si offrono allo sguardo con tanta grazia. Sono più materiali, più duri e, in quanto gioielli della terra, più vicini ai frutti che ai fiori, più alle conchiglie e ai cristalli che agli uccelli. Non esibiscono la loro bellezza con un colpo d’ala. Si comprende dunque facilmente perché chi ad essi si appassiona sia più costante degli amanti delle farfalle”.
È proprio in Cacce sottili che l’autore tedesco si cimenta maggiormente con questi temi, rievocando i propri ricordi personali e le proprie esperienze, intrecciandole con riflessioni più profonde. L’osservazione della natura è per Jünger qualcosa di più che un passatempo. È un viatico per accedere agli strati più riposti della realtà, dov’è il dominio delle forme, dove si annuncia quanto di eterno si nasconde dietro al visibile, dove per brevi attimi riluce l’essere: “Queste passioni non dipendono dal rango delle creature, ma dalla scelta del loro cultore e dal luogo in cui questi si trova. È appunto da qui che egli può scorgere, nel mare dei fenomeni, il brillare di un’onda su cui la luce si infrange, ed è questa la finestrella attraverso cui può gettare uno sguardo sulla magnificenza dell’universo”.
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