Di Luca

Negli ultimi giorni ha fatto discutere la questione di Chiara Ferragni e del suo pandoro che pare stiano minando la sua reputazione da paladina dei diritti e delle minoranze.

Spiace per i fan delusi dalla loro eroina che ora si scusa e si giustifica piangendo lacrime di coccodrillo sui social, una performance da fare invidia a quella di Soumahoro. D’altronde è cosi nel moderno paradiso del consumo la beneficienza termina dove finisce il business e diventa una efficace strategia di marketing anche da chi oggi, con una bella faccia tosta, continua a farci la morale sul web.

Non spenderemo ulteriori parole in merito, i soggetti li conosciamo bene e, quantomeno noi, non ci siamo mai fatti fregare dalle loro facce pulite.

In questo articolo voglio parlare di grandi opere di beneficienza in Europa. Solidarietà di stato e senso di comunità erano le parole d’ordine che hanno contraddistinto le opere sociali durante gli anni del Fascismo in Italia e del Nazionalsocialismo in Germania.

Citerò solamente alcuni esempi di assistenza sociale, in particolare quelli messi in atto durante periodo natalizio ed invernale e ben più importanti di un pandoro con lo zucchero rosa…

In Italia, come da antichissime tradizioni, il 6 gennaio si celebra l’epifania. Non era insolito per diverse categorie commerciali e professionali italiane raccogliere e distribuire in questa occasione doni da devolvere ai meno abbienti. Durante i primi anni del Fascismo diverse federazioni locali del fascio organizzavano una distribuzione di doni in occasione della festività.

Degna di nota fu la “befana fascista” che venne organizzata a Buenos Aires dalla sezione argentina dell’Associazione lavoratori fascisti all’estero, il 6 gennaio 1927, con la distribuzione di 1.500 doni da parte della comunità di emigrati italiani.

Questa iniziativa popolare venne istituzionalizzata, viste anche le origini della festa che affondano le radici nell’epoca romana, ed estesa su scala nazionale su idea di Augusto Turati l’allora segretario nazionale del PNF dando in carico la messa in opera ai fasci femminili e all’OND (Opera Nazionale Dopolavoro). Il 6 gennaio 1928 ebbe luogo la prima Befana Fascista (divenuta in seguito “Befana del Duce”). Nelle case del fascio vennero distribuiti “pacchi della Befana” con pane, generi di prima necessità, zucchero, caffè, giocattoli con il contributo di aziende e produttori locali. L’iniziativa ebbe un successo strepitoso, tale da garantirne un seguito  per tutti gli anni a venire, persino in periodo postbellico. Già nel 1930 i pacchi dono distribuiti superarono i 600.000 e nel 1932 furono 1.243.351, complice l’efficiente macchina organizzativa popolare messa in atto dalle federazioni per la raccolta e la distribuzione dei doni.

In Germania al contempo venne ideata una delle più grandi opere di beneficienza di stato che siano mai state messe in atto in Europa. Il 9 ottobre 1933 Hitler fonda il “Winterhilfswerk” che divenne poi legge nel 1936. L’opera era messa in atto dai membri dell’NSV (Nationalsozialistische Volkswohlfahrt) l’organo di assistenza sociale della Germania nazionalsocialista, che contava un enorme partecipazione popolare (raggiungendo i 10 milioni di membri a inizio guerra).

Lo scrittore Finlandese Johannes Wilhelm Öhquist parlando del Soccorso d’inverno afferma:

《L’opera più notevole dell’NSV è l’organizzazione del Soccorso invernale (Winterhilfswerk, WHW), destinato a combattere le ristrettezze economiche particolarmente dure nella stagione invernale, la fame e il freddo. Questo Soccorso, che trae le sue risorse dalle questue pubbliche, deve procurare soprattutto viveri, abiti e combustibile per quei bisognosi che non ricevono nulla dall’assistenza pubblica. Contemporaneamente, attraverso l’esempio della sua forma cristallina, deve educare l’intero Popolo al senso di vera comunità popolare e di socialismo in azione. Per questo ogni anno, in autunno, il Führer inaugura personalmente, con un discorso-programmatico, l’azione del Soccorso invernale e tutti i ministri e tutti i dirigenti del Partito fanno la colletta per le strade.》

Anche qui ebbero un ruolo chiave le organizzazioni giovanili di partito che si impegnavano attivamente per la messa in opera del soccorso invernale. Venivano prodotti e venduti oggetti collezionabili come spille, cartoline, francobolli ecc… ed i proventi devoluti in beneficienza.

I volontari giravano per le strade per fare colletta con un salvadanaio rosso nel quale le persone potevano versare le loro donazioni.

Questa opera ebbe un tale successo e divenne legge nel 1 dicembre 1936 ed aiutò la moltitudine di tedeschi caduti in miseria nei difficili anni del dopoguerra.

L’iniziativa era molto sentita dal popolo e la volontà di aiutare era tanta. Si pensi che operai cedettero una parte del loro stipendio per permettere l’assunzione di connazionali disoccupati.

Öhquist in un suo articolo cita alcuni dei sorprendenti numeri del soccorso invernale:

《Nel corso dei quattro primi inverni si sono raccolti 1.490.760.834 RM. Nel corso dell’inverno 1936-37, si sono messi a disposizione del WHW 1.340.356 volontari di entrambi i sessi. […] Sono stati distribuiti: farina di frumento e di segale, pesce, carne, lardo, verdure, zucchero, orzo perlato, fiocchi d’avena, pasta, riso, patate, eccetera – per un totale di 13,5 milioni di quintali. Sono stati raggiunti i 26,5 quintali di carbone. […] Sono stati distribuiti anche: 2 milioni di vestiti, 2.500.000 scarpe, 1.600.000 paia di calze, 4.500.000 capi di biancheria per bambini e adulti, 500.000 capi di biancheria per la casa e per il letto, 240.000 coperte e piumini per il letto. I bisognosi hanno inoltre ricevuto dei buoni per ottenere derrate alimentari e abiti che raggiungevano un valore complessivo di 200.593.829 RM; e vari servizi di soccorso dell’Assistenza sociale nazionalsocialista (NSV) hanno ricevuto contributi per 19.097.469 RM in contanti. Il totale delle somme transitate fino a oggi tra le mani del Soccorso invernale supera i 3 miliardi di RM.》

Un’altra opera di aiuto legata al Soccorso invernale fu quella del «Piatto unico» (Eintopfgericht) che consisteva in una donazione in cui la prima domenica di ogni mese, nessuno può mangiare, al suo pranzo di mezzogiorno, più di un piatto unico del valore di 50 pfennig; l’eccedenza viene versata al soccorso d’inverno. Questo istituto ha permesso un ulteriore introito in favore dei più bisognosi.

In merito a queste iniziative le realtà giornalistiche si esprimono limitandosi a denunciarle come strategie di propaganda per guadagnare il consenso delle masse ma non è assolutamente cosi.

Sebbene adoperarsi per il bene comune porti inevitabilmente plauso e consenso da parte delle masse, certi soggetti ignorano il fatto che sia da sempre stata una prerogativa ideale del fascismo quella di creare una “comunità di popolo” nazionale in Italia come in Germania (“Volksgemeinschaft”) e che queste iniziative siano estremamente funzionali per raggiungere dato obbiettivo.

Quello di stato-padre che non abbandona i suoi figli più deboli è un concetto chiave della visione fascista. A prescindere dal credo ideologico non si può negare l’importanza e la buona riuscita delle opere di assistenza sociale messe in campo in Italia (ed in Germania) durante quegli anni  e delle quali, in qualche modo, possiamo beneficiare ancora oggi.