Di Chiara
Il 2 agosto 2023 è stato il quarantatreesimo anniversario della Strage di Bologna che, con 85 vittime e circa 200 feriti, è l’attentato terroristico più importate della storia italiana.
Nonostante l’ultima sentenza per stabilirne gli autori sia stata emessa solo nel 2022, sin da primi momenti la colpa è stata attribuita ad appartenenti del terrorismo nero, come Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (tutti appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari), senza neanche approfondire le dinamiche della strage: si parla di uno stato che ha condannato due persone all’ergastolo e una a trenta anni di carcere, utilizzando come scusa delle presunte frasi dette da Fioravanti in cui si faceva riferimento alla tragedia.
Nonostante i dubbi riguardo i colpevoli siano più che leciti e legittimi, appena qualcuno ha il coraggio di schierarsi contro il pensiero comune viene attaccato e ne viene chiesta la testa: è il caso di Marcello De Angelis politico e giornalista ad oggi responsabile della comunicazione istituzionale della regione Lazio.
“So per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza”: la dichiarazione scritta su Facebook che ha scatenato la solita e sempre più frequente gogna mediatica.
Ciò ha attirato le critiche di tutto il centrosinistra, che per quanto ignobili siano rimangono banali e scontate. Ovviamente gli esponenti del Partito Democratico del Lazio non hanno esitato a chiederne le immediate dimissioni al presidente della regione Rocca, ma anche qui nulla di nuovo.
Il problema è sorto quando anche lo stesso Presidente del Consiglio Giorgia Meloni “non felice per quanto accaduto” ha chiesto le dimissioni di De Angelis, per poi ritirare le accuse sentendosi attaccata dai suoi stessi elettori, tentando così di porre fine all’imbarazzo, ma senza mai prendere le parti dell’accusato.
Contro ogni aspettativa alcuni insospettabili si sono schierati dalla parte dell’ex direttore del “Secolo d’Italia”: tra questi il direttore de “L’Unità” Piero Sansonetti che in un video, senza troppi giri di parole, ha affermato di essere della stessa opinione (nonostante si sia impelagato nella solita e banale retorica del fascismo degli antifascisti).
Questa volta però il presidente della regione Rocca non si è fatto trascinare (troppo) dalle opposizioni facendo rimanere De Angelis al suo posto, cercando, anche se in modo molto flebile, di garantire quella che altro non è che libertà di espressione (tanto cara alle sinistre, ma solo quando le riguarda in prima persona).
Purtroppo questa ennesima triste vicenda è finita con un simil mea culpa del “colpevole” autore del post in cui, nonostante non rinneghi la sua idea, chiede comunque scusa a chiunque si possa essere sentito offeso dalle sue esternazioni: vi è stata una genuflessione (l’ennesima) al pensiero unico di una destra che nonostante sia al governo vive nella costante paura di essere accusata di fascismo da parte di una sinistra che palesemente non ha altre argomentazioni o che semplicemente non vuole cercarle e trovarle.
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