di Cippa
L’idea di parlare di polipi mi è venuta da un articolo dell’incredibile giornale Area 19 intitolato “Mimetismo cefalopode“, un testo incredibile e assurdo che parla di questo animale altrettanto insolito e fantastico. In effetti se si studia anche il mondo antico e le nostre tradizioni europee, in particolare nella Grecia si ritrova spesso citata questa creatura che era simbolo di una qualità controversa al giorno d’oggi: l’astuzia, collegata alla sua capacità mimetica e alla sua notevole intelligenza. Si pensi al proemio dell’Odissea:
Musa, quell’uom di multiforme ingegno
dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
gittate di Ilïòn le sacre torri;
Quel “multiforme” è la traduzione del greco polytropon che si avvicina moltissimo al termine polyplokos, polipo in greco, sia nella forma che in significato. È vero ha molti tentacoli, ma ha anche molte capacità, molte sfaccettature, molte pieghe. Ulisse non è più Achille, il furioso eroe dell’Iliade ma è l’astuto uomo che riesce nelle più incredibili imprese grazie al suo ingegno, appunto multiforme, polimorfo, adattabile.
Teognide scrisse, nel frammento chiamato “la norma del polipo” appunto, chiedendo a se stesso di ricordarsi di essere come l’Animale per avere la capacità di adattarsi alle situazioni della vita sociale. Nel caso si fallisca ci ricorda che si cadrebbe nello stato di atropia, ovvero l’ incapacità di adattarsi. Anche Pindaro lo cita, anche Torquato Tasso mettendolo in una metafora anche con un camaleonte. Quest’ultimo lo utilizza in senso dispregiativo ma va a sottolinearne comunque la caratteristica “strategica” del primo rispetto al secondo. Un animale quasi abusato nella letteratura di ogni secolo insomma e nella realtà scientifica ne troviamo anche giuste ragioni.
Il polpo, termine corretto dal punto di vista zoologico ma con medesimo etimo della parola polipo, è studiato con interesse per la sua incredibile capacità di apprendimento tipica degli animali di carattere sociale. Imparare attraverso l’associazione generalmente è infatti una caratteristica degli animali che vivono in società, principalmente mammiferi: il polpo no, vive solitario in fondo agli abissi. Ha un genoma più esteso dell’essere umano, in effetti è praticamente un cervello vivente in quanto ha una rete neurale che arriva fin nei tentacoli tanto che finanche una volta tagliati possono svolgere funzioni cognitive. Altro da aggiungere? Forse una moltitudine di protidi in grado di modificare il modo in cui la luce riflette sul loro corpo o la capacità di far stravolgere a delle proteine le loro funzioni?
Stiamo parlando di un animale incredibile che lascia sconvolto l’essere umano sia dal punto di vista filosofico che da quello scientifico. Ma perché parlare proprio di polipi, viste le svariate meraviglie al mondo? Vi risponde Area 19: “corpi stretti e sottili per fuggire nell’anfratto MA all’occorrenza gonfiati a dismisura SE ti dice bene che non scomparisco direttamente PUR essendoci con l’occhio vigile su di te”. Viviamo in un’epoca complicata, portando avanti le più complesse battaglie possibili in giorni come questi: non possiamo essere solo muscoli o solo cervello.
Dobbiamo essere come Ulisse, multiformi e astuti, perché i nostri nemici non sono inaffrontabili ma vanno tuttavia soppesati e osservati. Non dobbiamo sempre reagire gonfiando i nostri corpi e mulinando i nostri otto tentacoli, menchemeno rintanarci negli anfratti fuggendo dai pericoli come vigliacchi, neanche mimetizzarci nel mondo per l’eternità aspettando senza agire. Il polipo sa quando deve passare all’azione, è forte, intelligente e astuto. Impariamo dall’animale totem di Area 19, diveniamo polimorfi e cazzuti come delle piovre incazzate.
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