di Bologna
Che palle studiare! Ce lo siamo detti tutti e più di una volta, nella preparazione di una verifica o di un esame universitario, sommersi di libri per un voto o pochi crediti. Effettivamente, salvo poche virtuose eccezioni, lo studio nel sistema scolastico italiano è visto più come un lavoro, incuneato in un sistema di sforzo/compenso, piuttosto che come uno strumento per la propria formazione culturale ed umana.
Oggi sicuramente diamo per scontato lo sforzo di analizzare e comprendere i testi, siano essi di storia, filosofia, matematica o medicina, tuttavia per millenni questa facoltà è stata considerata un vero e proprio privilegio per tutte le civiltà umane. Già nella storia del vicino Oriente antico troviamo infatti testimonianze di corruzione da parte di qualche funzionario per permettere al figlio di poter accedere ad una scuola scribale; per permettergli insomma di studiare.
Cambiano le epoche e cambiano gli uomini ovviamente, ma la costante dello studio come metodo di formazione personale, prima ancora che come strumento di ascensione sociale, rimane nella nostra cultura per secoli. Nell’Atene democratica solo pochi frequentavano l’Accademia, sede dei più grandi pensatori filosofici del tempo; per arrivare al governo cittadino servivano più i voti che la cultura e oggi non vediamo molta differenza, eppure studiare con tali maestri del pensiero era ancora un grande privilegio, una cosa meritevole di rispetto.
L’accrescimento umano che la cultura comporta, e che lo studio veicola, è ancora oggi indispensabile per qualsiasi comunità che abbia come obiettivo la rivoluzione dell’Uomo. Chi oggi ha intrapreso una scelta di vita militante non può e non deve sottrarsi alla dimensione di uno studio costante, di una preparazione culturale volta a formarlo come uomo e come soldato politico.
Attenzione! Non stiamo qui parlando necessariamente del raggiungimento di un titolo di studio o di un riconoscimento istituzionale. Per “studiare” vogliamo qui intendere l’approfondimento dei maestri del nostro pensiero, quei muratori che hanno cementificato i pilastri fondativi della nostra civiltà. Già Dominique Venner ha evidenziato l’assoluta importanza di riscoprire la lettura dei poemi Omerici, da lui ritenuti i testi fondativi della civiltà europea; questo studio non va però affrontato con superficialità come spesso accade tra i banchi di scuola, ma con la consapevolezza di chi intende affrontare un percorso di crescita personale che esula da qualsiasi premio o ricompensa che la società potrebbe mai riconoscerci.
Non solo Omero quindi, ma i grandi classici che hanno plasmato la forma del nostro pensare devono essere per noi oggetto di studio: Dante, poeta e cavaliere, Platone, filosofo e aristocratico, Marco Aurelio, stoico imperatore, Galileo, ribelle e scienziato. Sono tutti esempi di come il genio europeo possa ancora oggi, tramite lo studio, permeare la nostra esistenza.
Non solo questi ma anche i fondatori stessi della nostra Idea, pensatori e politici del calibro dei giganti, oscurati dal silenzio dei nani professori della nostra epoca: Degrelle, Mussolini, Gentile, Brasillach.
Studiare può essere incredibilmente affascinante e stimolante per la crescita come individui, a patto che si sappia da soli prendere in mano le redini del proprio percorso che, con costanza e dedizione monacale, può portare a intraprendere strade che il vostro professore un po’ rincoglionito non saprebbe neppure immaginare.
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