Roma, 19 gennaio – Oggi nelle città di Firenze, Milano, Trieste ed anche nella capitale, il movimento del fulmine cerchiato ha celebrato la memoria di Jan Palach, studente cecoslovacco che nel 1969 decise di testimoniare con la propria vita la lotta dei popoli europei contro l’oppressione sovietica.
“Ogni anno celebriamo questo giorno – inizia la nota del movimento – perché la nostra memoria non può e non vuole dimenticare milioni di europei che dopo il 1945 furono inglobati dalla sfera sovietica, con una divisione artificiosa che garantì all’alleanza antifascista di spartirsi il potere sul continente. Lo studente di Praga ha rappresentato e rappresenta ancora il simbolo dei popoli che non vogliono arrendersi a nessuna tirannia, né a quella del capitale né a quella comunista. Riscoprire sotto un’altra luce il processo di emancipazione dell’Europa orientale dal tallone russo è doveroso per tracciare un nuovo percorso politico e culturale fuori dallo schema che quella divisione impose dopo l’ultimo conflitto mondiale”.
“Jan Palach – continua la nota – ha sacrificato la sua vita con l’intento di risvegliare le coscienze addomesticate. Non un suicidio vile, ma un atto di estremo coraggio che ribolle tutt’oggi ed indica alla gioventù il vero valore della libertà: non un diritto da reclamare ma un dovere rispetto alla propria comunità. Un invito a vivere più intensamente la propria giovinezza nell’impegno e nella lotta politica”.
“Ancora oggi – conclude la nota – i carri armati di Mosca vengono scatenati contro l’Europa orientale. Lo schema, nonostante il crollo dell’URSS, è rimasto lo stesso. Ogni imperialismo straniero in Europa deve essere rigettato: a noi europei dell’ovest spetta la lotta contro nemici più insidiosi, ovvero quelli che alimentano quell’egemonia culturale ed economica che mascherata di democrazia e nel nome dell’antifascismo ha consegnato l’Italia e il sogno europeo a grigi burocrati, politici prezzolati, multinazionali e banche. Jan Palach ci osserva e i suoi occhi bruciano ancora per chi avrà il coraggio di ricambiare lo sguardo”.
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