di Saturno
Per comprendere il concetto di nazionalismo è prima necessario fare chiarezza sul concetto di Nazione. Sebbene oggi nel modo di parlare di molti la parola “Nazione” venga stupidamente usata come sinonimo di “stato”, in realtà sono concetti diversi. Nazione significa “il complesso delle persone che hanno comunanza di origine, di lingua, di storia e che di tale unità hanno coscienza, anche indipendentemente dalla sua realizzazione in unità politica” (quindi è corretto dire che è un sinonimo di etnia), mentre lo stato è un’entità giuridica che amministra un territorio e le due cose non necessariamente coincidono, gli stati possono essere stati-nazionali (mono-etnici) o stati multinazionali (multietnici). Il nazionalismo è invece il concetto politico che attribuisce un ruolo centrale all’idea di nazione.
Il nazionalismo civico nello specifico è un’idea politica secondo cui l’idea di nazionalità non è legata ad un’etnia, ad una cultura o ad un popolo nello specifico, bensì all’adesione delle persone ad alcuni valori. Quindi per acquisire la cittadinanza di uno stato governato con questa filosofia, non importa come e dove sei cresciuto, o quale è la tua etnia, l’importante è che tu condivida i valori della società dello stato di cui vuoi diventare cittadino (es. libertà di religione e di parola, uguaglianza, emancipazione femminile), che tu acconsenta a rispettare le sue istituzioni e a comportarti bene rispettando la legge. I massimi attuatori di questa ideologia sono gli Stati Uniti d’America, una cosa naturale ed ovvia per uno stato di immigrati (non esiste il popolo statunitense) fondato sulle idee egualitarie illuministe.
Questo modo di pensare fa acqua da tutte le parti perché si basa sull’illusione che etnie anche molto diverse tra loro possano convivere pacificamente grazie ad un presunto collante composto dalla comunanza di valori. Ed è un’illusione anche il credere che le società, anche senza stranieri, siano contenitori ideologicamente omogenei di valori condivisi da tutti.
Per prendere atto del fallimento delle società multietniche basta guardare alla fine che ha fatto la Jugoslavia o alle fortissime tensioni etniche ancora presenti in Sud Africa. Ma anche gli stessi Stati Uniti ne sono una dimostrazione, si pensi anche solo alle tensioni etniche riemerse con le “proteste” dei Black Lives Matter dove afroamericani si sono organizzati (uniti dalla comune appartenenza ad un’etnia e dal sentimento di rivalsa verso i bianchi) per saccheggiare negozi, incendiare, vandalizzare ed occupare edifici e zone urbane.
A ciò si potrebbe replicare che tutta la violenza e il degrado esploso negli Stati Uniti con le proteste dei BLM, così come per scontri etnici meno recenti come la rivolta di Los Angeles del 1992, siano conseguenze della brutalità della polizia (percepita spesso, a torto o ragione, come razzista), il che in parte potrebbe anche essere vero, ma il punto qui non è vedere quale gruppo etnico sia la causa di questo o quel problema negli USA, bensì il constatare come sia facile lo scoppio di violenti conflitti etnici in un Paese con molte etnie e che si illude di poterle tenere unite col nazionalismo civico.
La storia ha dimostrato, e continua a dimostrare, che il concetto di “nazione arcobaleno” è un fallimento, le istituzioni di uno stato o i valori di una società non sono un collante abbastanza forte per le persone. Il sentimento nazionale (e quindi di appartenenza etnica) è molto più forte di qualunque presunta comunanza di valori, il sentirsi legati alla propria identità e lo stare maggiormente a proprio agio con i propri simili è un sentimento naturale dell’uomo. Quindi l’unica vera forma di nazionalismo degna di questo nome è il nazionalismo etnico. Nazione è sinonimo di etnia ed il suo significato non va distorto e confuso con sciocchezze egualitarie.
Concludo con una piccola riflessione sull’Italia. Gli italiani stanno vivendo una grave crisi demografica, anche a causa della situazione economica sfavorevole non si fanno più figli, ma allo stesso tempo arrivano sempre più immigrati che invece di figli ne fanno anche molti più di noi. Ed è per questo che è ridicolo vedere politici di destra (de facto fautori di un nazionalismo civico) che si autodefiniscono patrioti, fare discorsi riguardanti cose come l’apertura di hotspot sul territorio libico per smistare li i migranti che vogliono venire in Europa, o il rinfacciare ad altri Paesi il fatto che l’Italia ha fatto più di loro in termini di accoglienza e gestione dei flussi migratori. Oppure il classico discorso da boomer conservatore del tipo “se vengono qui regolarmente per lavorare e non per delinquere allora vanno bene”, come se il problema dell’immigrazione di massa fosse la sua illegalità e non il fatto che essa minaccia l’esistenza stessa della nostra nazione, come se il problema non fosse il rischio di far crescere le future generazioni di italiani come minoranza etnica nel loro stesso Paese; come a voler dire “rendere irriconoscibile il nostro Paese e farci sostituire etnicamente? Va bene, però facciamolo LENTAMENTE e LEGALMENTE”. Questo è il nazionalismo civico, un’ideologia anti-nazionale, l’unica cosa di nazionalista che ha è il nome.
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