A pochi giorni dal solstizio d’inverno grandi novità arrivano da una missione italo-polacca in Egitto: è stato scoperto il tempio solare di Niussera appartenente alla V dinastia egizia.
Capofila del rinvenimento di questo tesoro archeologico è Massimiliano Nuzzolo, ricercatore dell’Università degli Studi di Torino, collaboratore per il progetto “Sun Temples Project” dell’Accademia delle Scienze di Varsavia, che riceverà il premio Amedeo Maiuri per la scoperta dell’anno 2022.
Gli egizi avevano venerato il dio sole, Ra, almeno fino al 3000 a.C. ma le testimonianze più antiche di questo culto provengono proprio dalla ricerca sul sito di Abu Ghurab (non lontano dal Cairo) e ci parlano di una religione e un’ideologia diffusa durante l’età delle piramidi. Non è chiaro chi abbia ordinato la costruzione di questo templio ma si pensa che sia stato, con grande probabilità, uno dei faraoni che precedettero Niussera. Quest’ultimo, infatti, aveva lo aveva ricostruito dandogli delle dimensioni monumentali. L’orientamento di tale edificio ci dice molto sulla protoreligione egizia: seguendo l’asse est-ovest segue il corso del sole dall’alba al tramonto testimoniando la grande attenzione che questa civiltà riservava agli orientamenti astro-solari. La struttura dell’edificio nella gestione delle ombre e delle luci si discosta di molto dai canoni dell’architettura classica egizia: se nei templi funerari via via che si percorrevano i corridori ci si addentrava nel buio più profondo in questo da un ingresso in ombra si procede verso il cortile sacro inondato di luce divina.
Di particolare rilievo e importanza, in linea della ricerca di una continuità storica, è il fatto che nel tempio si trova attestata una di quelle che ad oggi sembrerebbe essere una delle prime menzioni della figura di Iside dea molto cara alla cultura romana venerata in ambito campano e a Pompei. Non bisogna pensare che il tempio pompeiano sia la diretta continuazione di quello egizio ma è altrettanto innegabile che alcuni tratti siano senza dubbio mutuati: quello che più affascina, forse, è l’importanza del serpente nei riti Isiaci che deriverebbe, con buona probabilità, dal simbolo della regalità faraonica ovvero il Cobra Ureo.
La missione, iniziata nel 2010, con la collaborazione della Professoressa Rosanna Pirelli continua e, riprendendo le parole di Nuzzolo a breve sarà conclusa con il tentativo e l’auspicio di svelare completamente l’antico tempio.
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