di Saturno
Uno dei più grandi problemi della destra italiana, evidente in primis sui giornali di quell’area, è quello del parlare dei giovani in modo negativo ed estremamente superficiale e generalizzante, questo lo stiamo ad esempio vedendo ora con la vittoria elettorale del centrodestra. Collettivi studenteschi ed altre organizzazioni politiche di estrema sinistra si sono improvvisamente riattivate in massa a protestare ora che il banchiere che ha svenduto i gioielli di stato si è dimesso ed è “tornato il fascismo”.
Nei titoli e nei testi degli articoli si parla di “giovani” e “studenti” che bruciano le foto della Meloni, impiccano dei manichini con la faccia di La Russa, che occupano quella o quell’altra scuola per protestare contro il nuovo governo (già da prima che si era insediato). Questa triste retorica da vecchio non fa altro che far percepire la presenza di uno scontro generazionale che in realtà non esiste. I cosiddetti “boomer” che leggono queste cose si sentono superiori alle nuove generazioni viste come rincoglionite dalle idee di sinistra (ignorando però che le loro di generazioni hanno fatto il ‘68), e i giovani a loro volta si vedono attaccati senza motivo in blocco dalla destra per cose fatte da una minoranza dalle idee politiche ben precise. Quando accadono eventi come quelli sopracitati non è di “giovani” e “studenti” che bisogna parlare, si deve essere precisi con queste cose e parlare di militanti antifascisti, collettivi di sinistra ed organizzazioni comuniste.
Gettare fango sull’intera categoria dei giovani può rafforzare politicamente il consenso dei cosiddetti “boomer” verso una certa parte politica, ma allo stesso tempo spinge con forza i giovani “dall’altra parte”. Anche perché guardando alle statistiche di come hanno votato i giovani è evidente di come la coalizione di centro-destra sia stata quella con più differenza negativa nella proporzione tra voti totali e voti dei soli giovani. Calenda invece è quello a cui questa disparità di voti totali/giovanili è andata più a favore perché ha saputo sapientemente sfruttare questo presunto scontro generazionale schierandosi dalla parte dei giovani contro i vecchi avidi che chiedono cose folli tipo di poter andare in pensione prima di morire di vecchiaia.
Anni fa scoppiò una polemica per le parole dell’allora ministro del lavoro Elsa Fornero che in merito all’argomento della disoccupazione giovanile affermò che i giovani non devono essere “choosy” e schizzinosi con le offerte di lavoro, come se essi fossero disoccupati per scelta e non perché mancavano lavori e salari quantomeno dignitosi. Per questa affermazione gli era arrivata addosso una valanga di merda di cui la gente si ricorda bene ancora oggi. Evidentemente qualcuno, specie a destra, non ha imparato la lezione ed oggi ci troviamo con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia che parlano in modo becero di “devianze giovanili” come droga, alcol e baby gang, ignorando totalmente che dei vizi dannosi sono vittime tutte le generazioni, o che il fenomeno delle baby gang ha una forte connotazione etnica e che non andrebbe risolto solo “educando i giovani con lo sport” ma soprattutto togliendo la cittadinanza a degli allogeni per poi buttarli fuori dall’Italia. Immaginate come deve sentirsi un giovane italiano sano ad essere paragonato a dei maranza.
Viviamo in una società dove il popolo viene sempre più diviso per colpa di ideologie grottesche, femminismo e pensiero incel/redpill hanno messo la donna contro l’uomo (e viceversa), il progressismo ha creato una contrapposizione tra eterosessuali e omosessuali, i comunisti diffondono l’odio tra classi, il leghismo ha per anni messo meridionali contro settentrionali, ed ora si sta alimentando anche uno scontro tra “vecchi” e giovani.
L’atteggiamento anti-giovanile della destra italiana è di fatto un atteggiamento anti-nazionalista, perché il nazionalismo dovrebbe unire il popolo e non dividerlo, la patria non è fatta solo da ultra quarantenni conservatori. E quando qualcuno getta merda sui giovani, i giovani poi finiscono non solo per vedere male lui ma anche le sue posizioni politiche, ed essendo la destra italiana oggi più che mai associata (ingiustamente) ad idee radicali di nazionalismo, sarebbe un peccato se l’ideale nazionale italiano venisse nella mentalità popolare associato allo stereotipo di boomer scorbutico reazionario e conservatore che buca il pallone ai ragazzini che giocano sotto casa sua e che inizia ogni discussione politica con “ai miei tempi…”. Nazionalismo (parola che tra l’altro la destra mainstream rigetta) non vuol dire quello e mostrarlo ai giovani ed al popolo tutto spetta anche a noi che di destra non siamo.
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