di Patrizio
50 anni. Mezzo secolo è ormai passato dalla morte di Ezra Pound, poeta, filosofo e rivoluzionario.
Pound è stato a il più grande poeta del ‘900, dalla sublime intelligenza e dall’incredibile capacità di analisi del mondo filosofico e politico. Se un uomo non è disposto a morire per le sue idee, o esse non valgono nulla o non vale nulla lui affermava il poeta americano, che sin dalla giovane età si avvicinò al modernismo e al vorticismo, avanguardie molto in voga all’inizio del XX secolo.
Il suo amore incondizionato per l’Italia lo portò a vivere gran parte della sua vita in Italia, in cui iniziò a pubblicare poesie sia della sua gioventù che scritte in età adulta. Fondamentali furono per lui le influenze di Yeats, con cui collaborò a lungo, e la sua capacità di spaziare dai più disparati temi culturali con grandissima precisione.
Pound, infatti, fu un grandissimo un pensatore a tutto tondo: le sue opere spaziarono dalla poesia, alla saggistica politica, alla filologia, alla filosofia politica e alla storia. Senza Pound, infatti, la teoria economica della Terza Via non avrebbe probabilmente mai avuto luce. Sin dai primi scritti, si evince uno strenuo anticomunismo (frutto della sua cultura americana), ma che non si risolveva nel tipico liberalismo classico delle destre anglosassoni: Pound infatti fu un pensatore anticapitalista, che vide nel fascismo la sintesi fra la lotta al collettivismo, ma anche all’usura, tema centrale delle sue principali opere poetiche (i Cantos) e i suoi saggi economici.
Fu anche un orientalista, prendendo molta ispirazione dai pensatori cinesi per le sue opere politiche. A differenza degli “intellettuali” progressisti moderni, Pound non credeva (giustamente) all’esportazione di modelli politici ed economici, definendo il fascismo come un fenomeno completamente e puramente italiano, concordando con Mussolini nel definirlo, “la più italiana, la più mediterranea, la più europea delle idee”. Nonostante ammirasse la figura di Lenin, considerava però Mussolini un salvatore per la Nazione che lo ospitava, considerando “troppo stupidi” i comunisti nostrani.
A causa delle sue idee, nonostante la sua genialità, Pound fu sin da subito vittima dell’ostracizzazione democratica all’occidentale: scriveva per i giornali della BUF, ma fu dichiarato ospite non gradito dal Regno Unito ed aspramente criticato dal suo paese d’origine.
Le teorie di Pound furono talmente influenti che dopo la caduta del Fascismo e la nascita dell’RSI, il governo adottò le misure di politica economica poundiana nell’introduzione della Socializzazione delle imprese. La sua coerenza, il suo pudore e la sua dignità lo spinsero ad andare fino in fondo nell’aderire a ciò in cui credeva, e dopo la guerra venne processato ai fini della sua adesione al fascismo nel suo stesso paese.
Il fatto che un uomo così geniale avesse fatto certe scelte non andava giù agli Stati Uniti, che lo dichiararono mentalmente instabile e lo rinchiusero in struttura, ma Pound contestò la decisione: preferiva infatti, come predicava, morire per ciò in cui aveva creduto e combattuto.
Dopo il rilascio, Pound tornò nella nazione che tanto amava, l’Italia. Una nazione cambiata, ma che lui non smise mai di stimare ed apprezzare, aderendo anche brevemente al MSI. Da sempre affascinato da Venezia, città in cui passò gli ultimi anni della sua vita, vi morì nel 1972, esattamente 50 anni fa.
Nonostante sia passato mezzo secolo, le poesie di Pound e le sue idee, le sue intuizioni, rimbombano ancora nel vuoto della democrazia postbellica, e si rivelano sempre più attuali e puntuali. Ezra Pound è la dimostrazione di come un uomo possa essere perseguitato per la sua genialità, solo per essere stato fino alla fine dalla parte dei vinti, pur non avendo niente da invidiare (semmai è il contrario) agli intellettuali osannati da chi ha dominato la vita culturale del nostro Paese. E soprattutto a noi oggi, lascia un grande insegnamento: non rinnegare, non abiurare mai un’idea in cui crediamo, nonostante tutto attorno a noi crolli, nonostante tutto ciò che viviamo dia contro a questa idea. Le idee che portiamo avanti vivono in noi, e finché viviamo credendoci non cadranno. Gli uomini muoiono, le idee restano. Nel tuo nome, la nostra battaglia.
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