Roma, 8 ottobre – È stata approvata il sei ottobre dalla giunta capitolina una mozione della maggioranza che intende rimuovere e manomettere le targhe di quasi centoquaranta vie della città che portano nomi o riferimenti riconducibili all’esperienza coloniale italiana in Africa, con annessa istituzione di un’ennesima giornata della memoria: stavolta per “le vittime del colonialismo italiano”.
Ci troviamo di fronte ad un atto stupido ed oppressivo della nostra memoria storica, che vuole appiattire una vasta ed articolata esperienza coloniale lunga decenni alla sola morale anti-italiana ed antifascista che vede nella nostra storia solo un sentiero di colpe. Noi abbiamo voluto attaccare sui muri un ricordo del passato che mette sotto un’altra luce ciò che questi paladini dell’ordine hanno bollato come crimini.
“Fu crimine abolire la schiavitù in Somalia, Eritrea ed Etiopia? – inizia la nota del movimento romano – Fu crimine l’estensione della cittadinanza italiana alla popolazione libica? Il bando che abbiamo affisso è un documento storico incontrovertibile che sancisce di diritto la fine della schiavitù in Africa orientale. I benpensanti che ora ci intendono catechizzare sui crimini italiani dovrebbero fare i conti anche con le cose grandi della nostra storia: ma forse proprio perché incapaci di grandezza politica, di azione di governo e coraggio si limitano a fare gli imbianchini della memoria”.
“Con questa azione – continua la nota – vogliamo ricordare a tutti coloro che si riempiono la bocca di diritti umani che l’Italia fu l’unica nazione a rispondere agli aneliti di giustizia sociale, solidarietà e cooperazione che arrivavano (e ancora arrivano) dall’Africa. In un contesto odierno in cui le ferite inferte dal capitalismo finanziario al continente africano sono aperte e ben visibili ci sembra assurdo che l’Italia si colpevolizzi invece di riprendere in mano quell’eredità politica che vide nelle sue colonie opportunità di collaborazione e non di sfruttamento”.
“Non ci vergogneremo mai di questo – conclude la nota – e il documento storico che abbiamo affisso resta da monito e testimonia la superiorità delle idee sulle beghe faziose di piccoli uomini. È la dimostrazione del loro complesso d’inferiorità e della loro incapacità politica di agire sul presente: sconfiggere le nuove forme di schiavismo e usura, di sfruttamento e caporalato, di precariato e lavoro nero, questo dovrebbe essere l’obiettivo di una giunta comunale che vuole lasciare il segno. Ma loro, al massimo, lasceranno uno sfregio”.
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