di Alessia
Il 1963 segnò in Iran l’inizio della Rivoluzione Bianca, profondamente voluta dall’ultimo Re di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, che avrebbe declinato l’inizio della grande civilizzazione e modernizzazione sociale del paese.
Le riforme proposero di avanzare ricerca e tecnologia, avviare azioni di alfabetizzazione, la creazione di un sistema sanitario nazionale, laicizzare le istituzioni e tra esse, parte della modernizzazione venne dedicata al ruolo delle donne nella società e ai suoi diritti.
L’emancipazione femminile fece infatti un enorme passo avanti. Giovani, intraprendenti e libere, le donne iraniane poterono lavorare, accedere alle Università, votare, divorziare ed essere libere di non indossare il velo islamico.
Fino al termine degli anni 70, l’Iran sembrava poter coronare le aspettative del processo di occidentalizzazione inaugurato da Pahlavi, ma nella realtà il rapido sviluppo finì per essere stroncato dallo stesso pochi anni in seguito.
Se da un lato, per molti, la serie di riforme fece dell’iran un’oasi di pace, dall’altra si rivelò un’arma a doppio taglio in grado di suscitare il malcontento di una grossa fetta di popolazione sciita da cui sfociarono forti tensioni sociali.
Queste ultime, affiancate inoltre anche da una forte crisi e decrescita economica sempre più avanzata, seguita dall’insofferenza popolare.
Il 1978 è l’anno delle rivolte contro lo Scià (il re), la Rivoluzione Bianca fallì miseramente e nel 1979 salì al potere Khomeini, guida suprema dell’Iran, facendo così crollare definitivamente la monarchia.
Il 7 marzo dello stesso anno fu l’ultimo giorno senza velo per le donne iraniane, che invasero Teheran cercando di imporsi invano contro quel cambio rotta che le avrebbe riportate nel baratro della repressione.
Khomeini, fondata la Repubblica islamica, e divenuto un grande riferimento nel mondo islamico, impartì una vera e propria trasformazione radicale basata su un sistema politico regolato dai dettami della sharia.
In cima alla lista della sua riforma, dispose la totale eliminazione di molte libertà individuali, ponendo al limite l’emancipazione femminile raggiunta, che venne totalmente annullata.
Si pensi che l’età per il matrimonio fu abbassata a 9 anni, venne vietata l’istruzione per le donne, imposto l’hijab in pubblico e considerati reati punibili con la lapidazione l’adulterio e il sesso al di fuori del matrimonio.
Secondo L’art. 629 e 630 del codice penale islamico, non è un reato l’uccisione della donna da parte di suo marito nel caso di adulterio.
43 anni dopo, in Iran, a cambiare sono soltanto i protagonisti della storia.
Indossa l’hijab o indossa il velo della morte, questo è quanto detto dalle autorità iraniane poche settimane fa dopo l’arresto di una ragazza di 22 anni per non aver indossato correttamente il velo, la polizia morale, istituita dallo stesso Khomeini per sorvegliare i comportamenti della popolazione non in linea al regime.
Mahsa è stata consegnata, da questi, all’ospedale in coma dove è morta tre giorni dopo.
Oggi l’Iran è in tumulto, sono in atto violente proteste per la morte della giovane ragazza, nelle quali decine di donne stanno sfidando il regime.
La donna non ha facoltà genitoriale nei confronti dei figli, essa non ha neanche la facoltà di amministrare i suoi possedimenti, al contrario il padre oppure il nonno…Le donne non possono essere soci dei loro mariti, quindi, se non sono occupate dopo il divorzio vivono di miseria e di disperazione. Il divorzio, strutturato come recita la legge in Iran, è uno dei motivi della distruzione sociale delle donne che si sono separate dal marito e fonte di depressione, prostituzione e suicidio…L’età penalmente perseguibile per le ragazze è di 9 anni e per i ragazzi è di 15 anni.
La lotta per la parità dei diritti tra uomini e donne appartiene unicamente a una precisa direzione del mondo dove la libertà è clandestina, le leggi della sharia violano la Dichiarazione universale dei diritti umani e le donne si battono per ottenere diritti e autonomia negati da un governo che dovrebbe invece garantirli.
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