Di Andrea

I risultati a caldo delle urne mostrano una vittoria schiacciante della coalizione di centro-destra, la quale dovrebbe quasi sicuramente raggiungere la maggioranza sia in parlamento che in senato, con una percentuale reale che si aggira intorno al 44%, staccando in modo netto quella del centro-sinistra che non raggiunge il 27% e con il Pd sotto al 20%. Quindi un governo di centro-destra a guida Fratelli d’Italia, primo partito con percentuali che si attestano oltre al 26%, a meno di stravolgimenti ai quali purtroppo la politica italiana ci ha sempre abituati.

Lo scenario che si prospetta è quello di un governo targato FdI-Lega-FI, i media mainstream esteri e nostrani già si leccano i baffi per le roboanti prime pagine su quello che è già considerato “il governo più a destra della storia repubblicana”, nonostante Giorgia Meloni abbia abbondantemente dimostrato la sua volontà ad allinearsi ai dettami atlantisti e alle logiche dell’Unione europea, senza contare una flebile voce di composta opposizione ad alcune posizioni espresse dal presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ma tutto senza rischiare di indispettire nessuno.

Il prossimo governo non sposterà sicuramente gli equilibri che ingabbiano l’Italia da decenni, la destra conservatrice, filoamericana e asservita al sistema non può essere la risposta alle problematiche che attanagliano il nostro paese. Il dato più importante che emerge prepotentemente da questa tornata elettorale è l’impressionante astensionismo, il quale ha toccato la percentuale più alta della storia italiana: circa 16,5 milioni di italiani non sono andati a votare, rappresentando circa il 36% dell’elettorato, 9 punti percentuale in più rispetto al 2018. Il “partito degli astensionisti” sarebbe quindi la prima forza politica del paese guardando i meri numeri.

La riflessione su questo dato non può che essere affrontata, dal momento che è lo strumento più efficace usato dai partiti di sistema per mantenere lo status quo: milioni di italiani non hanno potuto esprimere il loro voto (astensionismo involontario) e molti di più hanno scelto di non farlo. 

La tendenza che si registra è quella di un progressivo aumento degli astenuti, a dimostrazione che il sistema liberaldemocratico occidentale di delega delle responsabilità non può e soprattutto non vuole essere rappresentativo dell’intera comunità nazionale ma sarà sempre più soggetto ad un’oligarchia indirizzata da grandi gruppi di potere esterni.

Le forze che si oppongono a questo sistema economico, politico e culturale non possono relegare la propria azione alle logiche democratiche dettate dagli stessi potentati ma bisogna creare delle alternative, dei contro-sistemi interni con i quali conquistare zone territoriali per combattere ed esistere. La battaglia sarà fatta città per città, quartiere per quartiere, metro per metro, per far capire a quei milioni di cittadini delusi che un’alternativa al gioco del sistema esiste, ed è nelle strade già da tempo.