Roma, 22 settembre – Quest’anno è tornato alla carica il “global strike”, lo sciopero mondiale per il clima che in questo penultimo venerdì di settembre ha coinvolto quasi trenta città italiane. Il Blocco Studentesco ha deciso di partecipare a modo suo a questo Friday for future per lanciare un messaggio diverso oltre la poltiglia ideologica gretina.
In sedici città della penisola il movimento studentesco del fulmine cerchiato è sceso in campo tra i cortei di piazza per lanciare un messaggio più profondo del semplice catastrofismo che accomuna i gretini. Il testo dello striscione, esposto nelle piazze e nelle vie è molto chiaro: “Mai più un mondo di consumo e produzione. Ritorno alle radici e alla tradizione”. Oltre i miti sessantottini dell’ambientalismo mainstream, abbiamo bisogno di ripensare in chiave rivoluzionaria la nostra partecipazione all’ambiente.
“Abbiamo scelto questa frase – inizia la nota del Blocco Studentesco – perché incarna l’unico senso possibile da dare alla lotta per l’ambiente. Riteniamo che i global strike e il movimento gretino sia solo un dissenso manipolato dalle grandi lobby internazionali per imprimere a legittime rivendicazioni una confusione utile al sistema. Come si può salvare l’ambiente senza contestare il sistema economico, politico e culturale che ha creato le attuali condizioni sociali? Come possono gli ecosistemi reggere allo sfruttamento intensivo imposto dal marchio consumista della civiltà globale? Come può l’uomo migliorare l’ambiente se vive precariamente, senza patria ed identità, intorno ad una natura svuotata di senso?”.
“Questi cortei risultano fumo negli occhi – continua la nota – perché indirizzano e manipolano i giovani studenti ingannando sulle reali condizioni di schiavitù che il mondo liberale impone alle nazioni. Solo una svolta politica identitaria, innovativa e rivoluzionaria potrà portare a forme di economia autosufficiente, circolare e produttiva legata al lavoro e non al debito. Solo un Nazione sovrana potrà sconfiggere la concorrenza della produzione terzomondista e sganciarsi dalle logiche di mercato che impongono lo sfruttamento di uomini, mezzi ed ambiente. Solo una Nazione sovrana potrà tornare a disporre delle proprie fonti d’energia in un’ottica di rinnovamento e progresso tecnologico”.
“Infine – conclude la nota – solo una visione radicata nella tradizione dei paesaggi e delle località potrà riportare l’uomo a vivere in armonia con l’ambiente in maniera libera e non parassitaria. Per l’Italia è tempo di tornare allo spirito pionieristico che l’ha sempre contraddistinta: una cultura che ci impone di migliorare l’ambiente con opere coraggiose e belle. Per liberarci della cappa dobbiamo respirare la bellezza nella vita di tutti i giorni. Sconfiggere l’usura che inquina le vite è il dovere di ogni rivoluzionario che ha a cuore la natura che lo circonda: è uno sforzo di volontà per migliorarsi nei modi, nei comportamenti e nelle relazioni. Invitiamo i giovani a trovare in queste condizioni la salvezza dell’ambiente, non nell’attesa passiva di chissà quale attore”.
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