Di Andrea

Dall’inizio dell’era digitale la nostra società si sta dirigendo sempre di più verso una dimensione considerata “virtuale”, un mondo parallelo nel quale è possibile connettersi e svolgere le più svariate attività e basato sulla tecnologia della realtà virtuale che crea un ambiente spesso interattivo e immersivo a 360° (es. il metaverso).

Oltre a questa accezione, esiste una concezione più antica di virtuale intesa come categoria ontologica per definire il modo in cui le cose esistono o non esistono. Si può ritrovare nel termine medievale latino virtualis l’origine della nozione, tra le diverse letture del periodo si può associare ciò che Aristotele aveva chiamato “potenza”, indicando la proprietà di qualcosa che ha le qualità per compiersi in qualcos’altro. Per altri studiosi invece, come Deleuze, il possibile è ciò che non esiste e il virtuale, al contrario, esiste eccome anche se in termini diversi rispetto al reale (pensiamo all’informazione genetica che contiene virtualmente le caratteristiche della persona).

Questo scenario è stato dipinto negativamente da Baudrillard, che chiama “simulazione” la realtà virtuale prodotta dall’uomo e caratterizzata da una compiutezza e perfezione inautentiche. Un processo che il filosofo connette alla diffusione dei media e che vede depredare la realtà effettiva fino ad abolirla.

Dall’inizio del XXI secolo le riflessioni sulla realtà virtuale si sono moltiplicate tra chi sostiene l’esistenza effettiva degli oggetti e ambienti virtuali e chi afferma il contrario. A livello ontologico la realtà virtuale esiste nel supporto materiale, nel medium, che noi utilizziamo per avere un’esperienza ma è diversa dalla realtà in senso proprio, e confonderla può portare conseguenze negative.

La realtà virtuale punta a espandere l’individuo in chiave multisensoriale e offre diversi gradi di interattività, riuscendo in un processo di rimediazione di un oggetto o un processo che conservi l’efficacia funzionale e in questo modo accrescere la potenza dell’individuo. Lo sviluppo di tecnologie riguardanti la realtà virtuale deve essere accettato come possibilità di sviluppo dell’uomo, e utilizzato solamente in sua funzione per superarlo e potenziarlo, slegandosi così dalle tendenze che mirano ad annullare l’individualità e la volontà proprio con gli stessi mezzi.