di Alessia
Dopo più di 7 anni di conflitto in Yemen, sono pochi i riflettori puntati su una delle periferie dimenticata dal mondo, vittima di un conflitto che conta ormai 4 milioni di sfollati e oltre 377 mila morti e che ha provocato una delle più grandi crisi globali del mondo.
Ad attanagliare ancor di più la situazione drammatica è la crisi alimentare senza precedenti, che secondo i dati conta 18 milioni di persone a rischio malnutrizione.
Si stima che 17,8 milioni di persone non abbiano accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici adeguati e 21,9 milioni di persone non abbiano accesso all’assistenza sanitaria di base.
Il 2 aprile 2022, nello Yemen entra in vigore una proposta di cessate il fuoco da parte delle Nazioni Unite, permettendo di sospendere gli attacchi sauditi. La tregua segna il primo accordo globale di una guerra che ha decimato un popolo e ha costretto alla carestia.
Secondo il presidente Biden è imperativo che questa guerra finisca.
L’amministrazione del premuroso leader, infatti, già discuteva da tempo di una possibile revoca del divieto di vendita di armi statunitensi all’Arabia Saudita.
Sappiamo nella realtà, però, che già all’inizio della guerra venne ampiamente documentata come la coalizione, guidata dai sauditi, avesse utilizzato armi statunitensi in crimini di guerra, mostrando grandi lacune nella supervisione del governo USA sull’uso delle armi vendute all’Arabia saudita e rivelandosi per l’ennesima volta, complici e responsabili dei reati compiuti per mano saudita.
Dal 2015 gli USA hanno fornito all’Arabia Saudita miliardi di dollari di armi, oltre che addestramento e supporto logistico. Armi e risorse impiegate in almeno 21 attacchi nelle aree popolate, dunque violazioni del diritto internazionale umanitario.
Più un abuso che una guerra, lo Yemen si rivela essere, secondo l’ONU, afflitto dalla più grande crisi umanitaria ad oggi in atto nel mondo. Sette anni dopo l’escalation del conflitto, i danni più significativi colpiscono come sempre la popolazione, gettata nell’oblio del dramma della guerra.
L’impatto del conflitto ha causato e causa tuttora fame e diffusione di malattie come avvenne nel 2015 in seguito alla peggior epidemia di colera al mondo.
L’epidemia di colera è la conseguenza diretta di due anni di un sanguinoso conflitto interno.
Il collasso dei sistemi idrici e igienici ha privato 14,5 milioni di abitanti dall’accesso quotidiano all’acqua potabile e a servizi igienici adeguati, favorendo così la diffusione dei vettori dell’infezione.
La tregua nazionale è stata rinnovata al 2 agosto e ha permesso di intensificare gli aiuti umanitari da cui dipende il 75% della popolazione e per il 90% dall’import di cibo.
Attualmente gli Stati Uniti condannano i crimini di guerra commessi dalla Russa in Ucraina continuando però a sostenere fedelmente la coalizione che continua a commettere gravi violazioni dei diritti umani e l’infrazione della convenzione di Ginevra.
Una terra che non conosce pace, tra guerre, malattie e carestia, vittima di un abuso politico che miete vittime e sparizioni nei confronti non solo di bambini e donne, ma anche accademici, attivisti per la difesa dei diritti umani, chiunque si faccia voce del popolo yemenita, e taciuti perché accusati di reato capitale.
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