Di Jen

Se si dovesse dare un nome alla propaganda dalle tinte volutamente rosa, a cui siamo continuamente esposti negli ultimi tempi, si potrebbe ragionevolmente parlare di “femminocentrismo”. Un neologismo che riprende i sistemi assoluti del pensiero umano su cui si è dibattuto con più fervore nel corso dei secoli. È chiaro che alla mente riaffioreranno senz’altro le considerazioni geocentriche piuttosto che quelle eliocentriche e poi ancora l’eterno scontro tra papato e potere laico. Ma da cosa deriva la necessità di porre, con così tanta insistenza, l’universo femminile al centro di ogni dibattito?

La risposta sfugge ai più perché pressoché inconsistente. A muovere questo bisogno, infatti, sembrerebbe un senso di rivalsa nei confronti di un presunto patriarcato che aleggia nelle alte posizioni della società. Ecco quindi che ci troviamo bombardati da notizie sul congedo mestruale, sull’imprenditoria femminile che privilegia l’assunzione delle donne, sulle quote rosa ed infine su luminari di discipline prevalentemente economiche, che nonostante le loro eccellenti menti, finalmente hanno accesso ai CDA di grandi aziende multinazionali solo in ragione del loro sesso biologico. Mentre la sinistra imborghesita brinda a questi successi, che di grandioso hanno solo la facciata, dall’altra parte della cronaca affiorano costantemente articoli che dimostrano che il nostro Paese, in materia di sicurezza, è completamente allo sbaraglio.

Sono gli ultimi giorni di scuola, l’estate sta per iniziare e le gite fuori porta sono tappe obbligate come momento di evasione meritato visto che finalmente si è liberi da ogni (o quasi) restrizione. Gruppi di adolescenti si spostano per raggiungere la meta prescelta per divertirsi e ritrovare la gioia di stare insieme come è successo alle cinque adolescenti molestate di ritorno, il 2 giugno, dal parco divertimenti Veronese Gardaland. Le ragazze, tutte minorenni che vivono tra Milano e Pavia, hanno riferito di essersi sentite violate più volte da un branco di ragazzi poco più grandi di loro che non le lasciavano quasi respirare. L’ambiente era quello di un vagone del treno affollatissimo, in una giornata afosa e “calda” per la sponda veronese del Garda. In quelle stesse ore, infatti, poco lontano dal parco divertimenti, disordini e tafferugli erano provocati dal maxi raduno di baby gang, convocato via social a Peschiera del Garda.

A cosa servono encomi di ogni genere, ricerca spasmodica di un maggiore spazio negli organi decisionali, congedi mestruali e tutte le trovate di questo genere? A cosa serve tutta la manfrina pubblicitaria sulla pizza che ti salva la vita, la grande attenzione (almeno presunta) alle violenze domestiche quando si verificano ancora questi orribili episodi.

Il melting pot a cui siamo sottoposti è solo un’enorme bugia destinata ad ingigantirsi. Crescendo, questa, offuscherà la grande verità di un paese allo sbaraglio dove si discute sempre troppo e si fanno pochi fatti. Un paese in cui la tutela femminile si realizza festeggiando successi fasulli e negando l’esistenza delle degenerazioni attorno.