di Alessia
20 aprile 2022, la Corte londinese emette l’ordine formale di estradiazione negli USA per Julian Assange, salvo ricorso, rischiando la condanna di 175 anni di carcere per la pubblicazione di documenti riservati che portarono alla luce il sanguinario terrorismo americano spacciato all’opinione pubblica come guerra a bassa intensità.
Come è già noto, il cofondatore di Wikileaks è rinchiuso da 3 anni nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh in compagnia di killer e stupratori, in condizioni degradanti, privato di ogni diritto fondamentale. Il suo martirio rimane da troppo tempo confinato in una stanza di prigione davanti a un mondo che pare avere i paraocchi.
Nel 2012 si accorse di Assange, Roberto Saviano, che incontrò durante la sua reclusione nell’ambasciata dell’Ecuador.
Da quell’incontro ricavò soltanto tante belle parole, una foto ricordo da riciclare più volte per i post su twitter, e poi, solo silenzio totale sulla questione…prevedibile.
Ma se al posto di Julian ci fosse stato Saviano?
Il paladino del becero giornalismo moralista italiano avrebbe riscosso certamente più indignazione, le persone avrebbero manifestato il proprio dissenso.
La realtà è che Saviano non fa paura a nessuno, e privilegia per questo, di una libertà che stanno privando ad Assange, e che a Falcone e Borsellino venne invece strappata.
Roberto è solo un’immagine, è il volto di Vanity Fair, di FanPage e di Panorama, non è altro che un burattino a cui piace apparire e che ha capito come campare elargendo parole che non rivelano niente di nuovo a nessuno.
Combatte per le questioni sociali che gli convengono, scrive ciò che gli viene dettato, ed è in grado di farsi portavoce dei più giovani, cercando anche di indurre un po’ di pietà perché in possesso di una scorta che non gli serve, e riesce benissimo nell’intento.
Assange e io, i reclusi, scrisse in un tweet. Assange in una cella a marcire, forse per tutta la vita, il nostro Roberto dall’altra parte del mondo per ‘difendersi’ da dei mostri che non esistono e a parlare di malavita in un attico.
Il coraggio non porta il tuo nome, caro Saviano, il coraggio è Julian Assange ed è chi sceglie una vita di segregazione perché eroe dell’informazione libera.
Tu hai preferito scappare perché capace solo di questo.
L’unico nome che tu puoi portare, è quello del falsario.
Se la mafia non ha ancora ucciso Saviano, significa che non ha alcun interesse a farlo.
Se invece l’estradizione verrà firmata, sarà esecutiva. Assange verrà condannato a morte e se ne andrà con lui anche un’importante fetta di libertà.
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