Roma, 2 maggio – Il movimento del fulmine cerchiato celebra a modo suo il primo maggio e la festa dei lavoratori con migliaia di striscioni che indicano la vera alternativa al mondo globalizzato e precario.

Non possiamo risolvere i problemi legati al mondo del lavoro e della scuola senza criticare l’attuale società globalizzata. È impossibile pensare un’alternativa al di là degli schemi preconfezionati che tutti i giorni ci vengono messi davanti agli occhi se non ripensiamo in maniera radicale la nostra realtà. Viviamo nel peggiore dei mondi possibili: nonostante l’incessante propaganda su progresso e futuro ci troviamo piombati con il freno a mano sulla società costruita settant’anni fa dalle potenze vincitrici della guerra. Lavoro, Scuola, Stato sono stati lentamente degradati ad istituzioni vuote e vendute al miglior offerente mentre ancora oggi le morti sul lavoro sono una piaga che ogni anno miete centinaia di vittime.

“La democrazia – spiega la nota del movimento – si è rivelata peggiore del comunismo sovietico, perché si è lasciata comprare i suoi valori di cartastraccia. Nonostante questa sia la Repubblica fondata sul lavoro, permettiamo che il termine sia svilito da contratti mediocri, impieghi precari e soprattutto una crescita bulimica di posizioni al limite dello schiavismo. In Italia si può essere multati dalla propria azienda (Amazon) per essere stati al bagno, si può morire mentre si esegue una manutenzione ordinaria ad un ascensore (Ministero degli Esteri) e si può rimanere vittime anche da studenti nella fatiscente alternanza scuola-lavoro”.

“Nessuno – continua la nota – ha la volontà e il coraggio di pensare fuori dagli schemi. Non esistono solo i modelli liberisti o comunisti, ci sono anche i sentieri tracciati dall’Italia attraverso tutto il secolo scorso. L’orizzonte degli eventi non deve essere compresso al solo mondo occidentale, una via d’uscita ma soprattutto di rigenerazione c’è e si chiama partecipazione, socializzazione, organicismo, sindacalismo, volontarismo. Tanti nomi per indicare la supremazia della politica, e quindi dell’uomo, sul suo lavoro”.

“Non sono modelli obsoleti – continua la nota – vogliamo forse chiedere ad un lavoratore se non vorrebbe partecipare anche lui agli utili d’impresa e cooperare fattivamente per la crescita della stessa? Abbiamo la responsabilità di creare un’alternativa solida al mondo liberal-comunista e abbiamo tutte le carte in regola per superare lo scontro lavoro-nazione, classe-capitale, comunità-proprietà e tutti quei nodi gordiani che ci sono stati messi davanti agli occhi in modo inestricabile. Risanare il lavoro vuol dire risanare l’uomo, perché non è soltanto una questione di soldi ma di ciò che ognuno di noi vuole creare in questa vita. Se ci accontentiamo di spiccioli e false promesse non avremo mai niente”.