Di Bianca
Potrebbe sembrare lo slogan della campagna di una qualche associazione pro-vita (e vista la situazione della natalità in Italia, l’intento sarebbe anche apprezzabile). Si tratta invece della massima diffusa dall’azienda Biotexcom, la clinica ucraina di gestione della maternità surrogata leader in Europa e fra le più importanti al mondo.
Come ben sappiamo, tutta l’attenzione dei media è rivolta al conflitto in atto sul suolo europeo fra Ucraina e Russia, in corso ormai da due settimane; e proprio l’altro giorno, l’8 marzo, la giornata delle donne, più parti politiche hanno menzionato il coraggio che le donne ucraine stanno dimostrando in questi giorni, contribuendo al fronte, offrendo cibo e cure ai soldati o cercando di mettere in salvo i propri figli. C’è chi addirittura ha dedicato la ricorrenza interamente a loro, ponendo sullo stesso piano le solite rivendicazioni femministe che ci si rifiuta di commentare in questa sede.
Ci sono donne, però, di cui finora poco o nulla si è parlato (ovviamente al di fuori del nostro sito https://www.bloccostudentesco.org/2021/09/28/bs-la-fabbrica-dei-bambini/), ma che sono fonte di guadagno e vanto dell’Ucraina nel settore degli embrioni in vitro: le madri surrogate.
Quello del gas e del grano non sono infatti gli unici business minacciati dalla Russia, ma a questi si aggiunge il fruttuosissimo mercato degli uteri in affitto, di cui l’Ucraina da anni si conferma essere la capitale in Europa, con una media di circa 3000 neonati all’anno commissionati alla Biotexcom. Sono questi i numeri della riproduzione assistita low cost, a prezzi ridotti rispetto alle offerte di altre cliniche in altre parti del mondo. Delle vere e proprie occasioni di acquisto per quelle coppie che non possono rivolgersi ad associazioni affini nei loro Paesi d’origine, che sia per i costi folli o per l’illegalità della pratica.
A causa dello scoppio della guerra, però, la “garanzia” del prodotto non è più assicurata: numerose coppie a gestazione non ancora iniziata hanno disdetto la prenotazione, mentre i clienti già avviati alla procedura sono preoccupati che le “loro” gravidanze si rivelino un investimento a rischio. Il pensiero umano dei genitori affidatari non va, ovviamente, all’esito incerto delle loro spese, ma al pericolo che la madre surrogata che rimane in Ucraina deve affrontare; solo che la legge in vigore la riconoscerebbe come la madre legittima se partorisse fuori dal Paese, e l’adozione allora non sarebbe più praticabile.
A salvarli ci ha pensato la Biotexcom stessa, allestendo un bunker proprio a Kiev (città della loro sede centrale) per garantire la sicurezza e la salute delle madri surrogate, o meglio, dei bambini commissionati. Un bunker antiatomico di tutto rispetto, adatto a fronteggiare un’eventuale deriva nucleare del conflitto, organizzato appositamente per le madri surrogate e per i neonati in attesa di essere spediti ai genitori di destinazione. Il responsabile della clinica, Konstantin Nekrashenko, invita quindi a “non farsi prendere dal panico” e rassicura i paganti europei e non: il bunker è protetto e attrezzato, con cibo, medicinali e maschere antigas, ma anche con culle, giocattoli, pannolini, coperte e molto altro. Il tutto documentato da video girati in diverse lingue e pubblicati sul canale You Tube dell’azienda.
Questa l’occupazione degli addetti di Biotexcom durante la guerra, al servizio dei capricci di volenterosi paganti stranieri che pestano i piedi per eventuali mancanze o ritardi nella consegna del loro ordine, o per il rischio di poterlo ricevere con chissà quali difetti di fabbrica dovuti al conflitto in corso. Gli aggiornamenti dell’azienda equivalgono a un “nonostante tutto, stiamo lavorando per voi”; e il tutto è ancora più rivoltante se pensiamo che fuori dal bunker ci sono bambini e neonati al freddo, con cibo e acqua razionati al minimo indispensabile e senza un tetto sulla testa.
Ma “business is business”, il guadagno è prioritario e non ci si può permettere di deludere i propri committenti, gli stessi indignati per la disumanità di Putin, che frignano di pace e amore nel mondo con il feed Instagram aggiornato e il cuscino caldo sotto al culo imbottito di Glovo.
Un business silenzioso ed efficiente, che si eleva come uno dei numerosi, infiniti esempi dell’ipocrisia occidentale.
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