Di Elena
L’italiano è sicuramente una delle lingue più belle al mondo. È stata la lingua di artisti, inventori, scienziati e filosofi. Grazie alle sue sfumature armoniose ed espressive, è in grado di esprimere con incisività i mille modi di essere dell’essere umano.
È indubbio che negli ultimi anni la lingua perfezionata dal Dante sia entrata nel mirino del mondo politico. Le sinistre arcobaleno sono da tempo impegnate nella ricerca di nemici su ogni fronte. Lo scopo? Creare un esercito compatto di fessi che possa essere facilmente manovrabile. Questi automi devono combattere battaglie stupide e superficiali. Devono volere i bagni gender-free, devono desessualizzare i vestiti e infine devono modificare la lingua affinché possa nascere un nuovo e più inclusivo pronome.
Il predominio del genere maschile nell’italiano deve essere combattuto tramite l’introduzione della “schwa”. Questo simbolo, usato al posto della desinenza maschile, dovrebbe riferirsi ad un gruppo misto di persone, siano esse donne, uomini o oggetti non ancora definiti. Sebbene la schwa rimanga sconosciuta ai parlanti comuni, i linguisti la utilizzano in fonetica ove serve ad indicare una vocale intermedia tra le altre esistenti.
Fortunatamente non solo i puristi della lingua si sono opposti all’introduzione di questa scempiaggine, ma anche l’Accademia della Crusca. Quest’ultima infatti ha ricordato alle masse inferocite che il genere in psicologia e sociologia riflette e connette distinzioni sociali e culturali, mentre il gender anglosassone è figlio di studi degli anni settanta e indica l’appartenenza squisitamente culturale e non biologica a un genere.
Il genere come categoria grammatica non coincide sempre con il genere naturale e questo è facilmente dimostrabile nonostante la tendenza dell’italiano ad accordare le varie categorie. Si pensi al nome sentinella, genericamente indica un uomo ma vuole l’articolo femminile: la sentinella, una sentinella. Ci sono poi i nomi di genere comune che non cambiano ma, a seconda dell’uso, richiedono un articolo ora femminile ora maschile come ad esempio il nome cantante. Il pronome lei d’altro canto viene utilizzato indistintamente su donne e uomini.
La proposta di introdurre un genere neutro fa acqua da tutte le parti. A differenza del latino, l’italiano non dispone di categorie morfologiche in grado di contrassegnare un genere diverso dal maschile e dal femminile. Diverso è il caso dell’inglese dove le persone non binarie usano il they al singolare dato che è un pronome non marcato.
Inoltre, la Crusca ricorda che il plurale maschile è da considerare come genere grammaticale non marcato. Dicendo “tre figli” l’unica informazione certa che abbiamo è che almeno uno di loro è maschio, ma il resto rimane a noi ignoto.
La lingua, come qualsiasi altro dispositivo culturale evolve con il tempo. Questa crescita però deve essere supportata da strumenti idonei o non può avvenire. Questo cambiamento che prevede l’introduzione della schwa è così innaturale, forzato e pretenzioso che non può non venire seppellito dalle nostre risate.
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