Di Luca
Matrix, Terminator, 1984, Blade Runner, Essi Vivono, il vecchissimo Metropolis ma anche più semplicemente Wall-e e poi moltissimi altri, tutti film che dipingono terribili scenari di un futuro distopico a seguito dell’eccessivo sviluppo e scorretto impiego della tecnologia. Per quanto ciò che vediamo in certi film sia frutto della fantasia, non possiamo fare a meno di notare quanti aspetti effettivamente si rispecchino nella realtà dei giorni nostri e quanto le direzioni intraprese dai governi lascino presagire un non roseo futuro.
Nell’ultimo periodo UE & company stanno sempre più spingendo per la “digitalizzazione” degli stati membri. In Italia è stato istituito un dipartimento per la transizione digitale aggregato al ministero per l’innovazione tecnologica e sembra così importante da essere il secondo punto in fatto di quantità di fondi stanziati nel fantomatico PNRR.
Per digitalizzazione e innovazione sono stati infatti stanziati ben 49,2 miliardi di euro circa il 20% dei fondi totali del Recovery Plan. Il maggiore investimento, di circa 20 miliardi in più, riguarda la transizione ecologica sulla quale per il momento non ci soffermeremo.
Più in basso troviamo istruzione e ricerca con 31,9 miliardi nell’ultimo posto della classifica, dopo “inclusione e coesione”, “mobilità sostenibile” troviamo la salute.
Per la sanità sono stati stanziati 18,5 miliardi la cifra più bassa. Strano, vista la situazione critica del sistema sanitario che viene costantemente lamentata dai vari notiziari.
È ormai una certezza che le decisioni provenienti da UE e governi come quello a firma Draghi non sono minimamente pensate nell’interesse del popolo, che non può guadagnarci nulla se prima qualche lobby, banca o potentato non si gonfia le tasche (La magia della democrazia liberale!).
Non ci si vuole qui soffermare sulle nostre posizioni in merito a ciò che è prioritario o meno.
Sappiamo che certe scelte sono prese perché ci sono dietro interessi, non si può fare a meno di domandarsi cosa giustifichi una spesa oltre 2 volte superiore a quella della sanità, superiore anche a quella dell’istruzione.
Per fare comprendere il paradosso basta riportare in poche righe la situazione in cui versa la sanità pubblica in Italia (in merito alla scuola non serve esprimersi).
Carenza enorme di posti letto e personale (circa 46.000 operatori di cui 8.000 medici), media di età dei medici più vecchia in europa (55 anni) e pochissime assunzioni fra i giovani.
La spesa, nonostante aumentata gradualmente in fatto di euro, a causa dell’inflazione e dell’aumento degli over 65 i fondi sono praticamente diminuiti di anno in anno.
Guardando a ciò sembra strano che il Draghi abbia previsto un taglio di altri 6 miliardi entro i prossimi 2 anni.
Un’altra riflessione che sorge spontanea, che i governi si stiano ostinando a far si che la sanità pubblica peggiori al punto da dirsi costretti alla svendita con la privatizzazione definitiva anche di questo settore?
Ma come mai si sta spingendo così tanto per la digitalizzazione? Non possiamo affermare nulla con assoluta certezza, ma gli scenari che si prospettano non sono dei migliori.
Basti pensare al green pass, una delle più infami e pericolose invenzioni mai messe in campo dall’alba della Repubblica Italiana.
Un sistema di controllo sociale instaurato con la scusa del “bene più grande” della salute, che a tutti gli effetti è in grado di trasformare il mondo che ci circonda in una prigione dove con un click chiunque può bloccarti l’accesso a dove meglio crede.
Con il compito di questurino affidato agli esercenti, che dopo anni di crisi, temono l’incombenza di ulteriori perdite economiche per mano degli strozzini di stato, alias forze dell’ordine.
Effettivamente, se ci si ragiona, chi sceglie di non vaccinarsi sceglie di non dare ascolto a ciò che vuole il governo, è quindi una forma di dissidenza.
Cosa impedisce un domani ad un presidente del consiglio di estendere il green pass per punire altri tipi di dissidenza, ad esempio quella di chi non si riconosce in un sistema politico. Si può impedire di vivere o limitare gli acquisti a chi non riesce a reggere il peso del carovita ed è indietro con una rata del mutuo.
La transizione digitale verso quale orizzonte porterà? Quando ogni tuo passo sarà tracciato ogni tuo acquisto registrato, ogni tua mossa spiata, sarai davvero al sicuro? Queste tecnologie, oltre che allo scopo primario per cui ne viene giustificata l’introduzione (salute, sicurezza ecc…), potranno essere utilizzate come strumenti per reprimere chiunque non accetti ogni scelta folle di un qualche governo. Questo è il vero lato oscuro della transizione digitale.
Già si intravedono le cose di cui sopra in fatti come quello della municipale di Ravenna che geo-localizza i positivi al COVID o quello dell’app “LUCA” in Germania utilizzata per indagini di polizia.
Si pensi anche al 5g, restando fuori da ogni becero complottismo. Per quanto non permetta molto di più rispetto alle reti odierne la quantità di dispositivi che possono essere connessi crescerebbe ulteriormente, insomma pochi vantaggi se non nel controllo.
Sempre più cose sono in grado di essere allacciate alla rete e rischiano di diventare nuovi occhi e nuove orecchie per il grande fratello.
Potrebbe essere potenziato il sistema di video sorveglianza magari inserendovi pure un software di scansione biometrica che rilevi e identifichi i volti delle persone che passano sotto ogni telecamera.
Cosa che per altro era stata pensata da diversi comuni, fra i quali anche quello di Verona allo scopo di multare chi camminava senza la mascherina. In molti paesi come Cina, Giappone e Sud Corea è già una realtà.
Un altro pericolo è la affidabilità stessa di queste tecnologie.
Numerose sono state le prove della loro vulnerabilità, ciò inoltre espone un enorme quantità di dati che possono essere rubati e visualizzati da chiunque riesca ad entrare nel sistema.
Per non parlare di quello che comporterebbe un malfunzionamento del sistema, è da folli ricattare i cittadini impedendo loro di lavorare, di andare in università o di prendere mezzi pubblici ma lo è ancora di più affidare il tutto ad un computer. Numerosi sono stati i casi in cui per un inserimento sbagliato di dati o per un problema al sistema a persone in possesso del green pass gli è stata chiusa la porta in faccia.
La tecnologia semplificando sempre di più la vita dell’uomo, anche in campi dove non è necessario, lo rende via via più dipendente da essa, avvelenandone corpo e mente.
L’aumento del digitale permette di fare sempre più cose da remoto e quindi di rendere sempre meno indispensabile agli individui di uscire di casa, di socializzare di conoscere persone nuove e di animare la vita delle città italiane. Insomma, li annulla.
La prospettiva di lavorare, studiare, fare acquisti e comunicare comodamente seduti dal proprio divano “connette” o divide un popolo?
Quella che chiamiamo vita non la si trova in un mondo digitale tantomeno quella nuova normalità che ci vomitano addosso media e notiziari. Dobbiamo esserne fermamente convinti e non accettare questa regressione per noi e per reinsegnare a chi se lo fosse dimenticato cosa significhi vivere davvero.
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