Di Jen

È un vero rebus quello del rientro a scuola dopo le vacanze di Natale. Il primo giorno di scuola, infatti, è sotto l’occhio di qualsiasi osservatorio che cerca invano di arrivare ad una soluzione soddisfacente.

Invano per quale motivo? Attualmente il rientro fissato per il 10 gennaio risulterebbe essere un miraggio nonostante il ministro Bianchi non faccia altro che ripetere, riempendosi la bocca di sole parole, quanto sia importante il rientro a scuola in presenza e che una ripartenza in didattica a distanza sarebbe un passo indietro rispetto a quanto è stato fatto finora. La squadra fatiscente di Mario Draghi sembra, in tutti gli ambiti, non aver fatto i conti con l’alto livello di contagiosità della variante Omicron forse troppo occupata a propagandare la campagna vaccinale anche per i più piccoli.

Per addolcire la pillola alle famiglie o forse come mezzo di legittimazione della volontà di vaccinare anche i più piccoli, i Ministri stanno cercando di proporre una soluzione che in realtà non fa altro che aggirare il problema e indurre i genitori a vaccinare i propri figli con il fine di poter garantire loro la scuola in presenza. La soluzione che aleggia in questi giorni è infatti quella di far ripartire sì la scuola in presenza ma con il “piccolo” accorgimento che qualora si verificassero due casi di positività in classe i non vaccinati dovranno restare a casa, in quarantena, e seguire le lezioni in DAD.

È chiaro che ancora una volta l’unico criterio di sicurezza valido per questo governo resta la distinzione tra vaccinati e non. Distinzione che pullula in ogni restrizione che viene continuamente proposta ed è un monito a sottolineare quanto esista una classe previlegiata perché vaccinata, ma se quest’ossessione del distinguere risulta essere folle quando viene applicata nel contesto ludico lo è ancora di più nelle scuole.

I ragazzi vengono colpiti due volte non potendo partecipare ad alcuna attività e restando anche esclusi dal contesto scolastico. È solo l’ennesimo deterioramento di una socialità ormai portata allo strenuo e di una scuola che non è che una marionetta di chi dovrebbe renderla invece un’eccellenza al centro di discussioni che non dovrebbero esistere perché la scuola è un diritto a prescindere dall’essere vaccinati o no.

La soluzione migliore che si potrebbe adottare, che però non sembra essere ambita da nessuno, è quella di iniziare a tutelare gli studenti anche pretendendo una maggiore elasticità mentale nel non fossilizzarsi sulla pandemia come unico problema ma valutare che il sistema scolastico è piena di falle che necessitano di interventi immediati. Strutture fatiscenti che per lo più si dimostrano essere inagibili, caro prezzi per i libri, graduatorie di insegnanti bloccate e costringono a un precariato lapalissiano, studenti abbandonati senza la possibilità di dialogare e che pur dimostrando di essere forti e solidali tra di loro come nel caso delle occupazioni dell’ ultimo mese vengono parzialmente ascoltati perché ciò che importa a questa società è che si venga educati all’ubbidienza e che si venga braccati dai sotterfugi che limitano neanche troppo velatamente la libertà di crescere forti e pensanti.