Di Cippa
La musica moderna, con i suoi suoni elettronici e sperimentali non è certo spuntata dal nulla, in fondo siamo tutti cresciuti sulle spalle di qualcuno. E chi mai avrebbe potuto gettare le basi per uno strumento come sarà poi il Sintetizzatore? Chi mai avrebbe potuto decidere di raccogliere dei suoni della quotidianità e intonarli su enormi ammassi di metallo contorno dalle dinamiche forme? Un Futurista Italiano negli anni ’20, naturalmente.
Luigi Russolo di Portogruaro, nato nel 1885, fu esponente del Futurismo come pittore, musicista e inventore. Inizialmente studiando violino, si formò successivamente nell’arte pittorica dipingendo nel 1913 l’opera “Dinamismo di un’Automobile”, ma in realtà egli è ricordato (poco) per invenzione che rivoluzionò la musica, gli “intonarumori”.
Una sorta di scatole con un altoparlante piene di ingranaggi, leve e bottoni. Gli intonarumori crearono la musica elettronica nei primi del ‘900. Il musicista azionava il meccanismo attraverso una manovella e cambiava la tonalità con una leva posta dall’altra parte dello strumento, tirando le corde al suo interno. In base al suono uscente Luigi Russolo catalogò gli strumenti sotto vari nomi: crepitatori, gorgogliatori, rombatori, ronzatori, scoppiatori, sibilatori, stropicciatori e ululatori. Ognuna di queste famiglie comprendeva i registri di soprano, contralto, tenore e basso.
Russolo presentò per la prima volta gli intonarumori al pubblico nella forma di “Scoppiatore”, una sera del 1913 a Modena, il primo concerto dal vivo. Suonò poi a Milano, Londra, Parigi e collaborò con Marinetti per creare il sottofondo per “Il tamburo di fuoco”. Non contento, inventò addirittura il Rumorarmonio, una sorta di agglomerato di intonarumori controllati da pedali e tastiere.
Insomma, l’inventore del “Rumorismo”, in inglese “Noise Music”, era italiano. Inaugurò il movimento partendo dal presupposto che il Rumore fosse elemento essenziale della Musica non meno delle note. Il genere fu ripreso negli anni ‘60 e successivamente vi affondarono le radici I generi come “Industrial”, il “Power Noise”, il “Power Electronics” e la musica “Glitch”. Più in generale, tralasciando questi generi di nicchia, possiamo quindi dire che senza il Futurismo non ci sarebbero stati sintetizzatori, non ci sarebbe stata la musica come la conosciamo.
Naturalmente questa storia è finita nel dimenticatoio. I meriti all’Italia, per aver inventato la musica del Ventunesimo secolo cent’anni prima, non sono mai stati dati. Tuttavia è bene ricordare che l’eccellenza del nostro popolo non si è esaurita con l’Impero Romano o con Cristoforo Colombo, e non si è esaurita nemmeno con Luigi Russolo.
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