di Saturno

Il dibattito sull’adozione del Nutri-Score di tanto in tanto torna a rianimare nelle discussioni politiche. Esso è uno dei pochi argomenti su cui tutte le forze politiche nazionali hanno la stessa opinione (seppur espressa con toni diversi): in Italia non lo si vuole.

Ma cos’è esattamente questo Nutri-Score, come funziona e perché i politici italiani sono contrari? Il Nutri-Score è un sistema di etichettatura dei prodotti alimentari sviluppato in Francia e pensato per semplificare l’identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l’utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso, ed una alfabetica comprendente le cinque lettere dalla A alla E.

L’argomentazione principale (talvolta l’unica) che viene sollevata contro il Nutri-Score in Italia è quella secondo cui esso danneggerebbe i nostri interessi nazionali, in quanto nostri prodotti tipici come prosciutto e salumi vari, parmigiano e olio d’oliva, sarebbero penalizzati da tale etichettatura in quanto risulterebbero avere un punteggio basso che potrebbe indurre il consumatore a pensare che siano prodotti non salutari.

Sebbene sia probabilmente vero che il Nutri-Score danneggerebbe la produzione di alimenti made in Italy, il problema di chi si oppone a tale sistema è che oltre a questa argomentazione non ne solleva altre! Esso è un sistema oggettivamente sbagliato per tutti, non solo per noi italiani. E non solo per motivi economici ma perché è un sistema che di fatto non dà indicazioni corrette sugli alimenti.

Quindi, per non ripetere anche noi quello che sentiamo dire da anni in televisione sul fatto che danneggerebbe i nostri produttori, andiamo a vedere i motivi per cui è un sistema oggettivamente sbagliato.

Non tiene conto delle porzioni

La prima critica che voglio muovere a questa etichettatura è il fatto che calcola quanto un alimento è salutare in base a quantità standard (100 grammi per gli alimenti solidi e 100 millilitri per quelli liquidi).

Quindi non importa se si sta valutando dei condimenti o delle bevande gassate in lattina, esse vengono valutate allo stesso modo. Il problema ovviamente è che sebbene la persona normale 100 ml di coca cola li beve senza problemi in un giorno (la lattina standard contiene 330 ml per intenderci), nessuno si berrebbe 100 ml di olio d’oliva in un giorno!

Di questo però non si tiene conto e visto che l’olio d’oliva consiste totalmente in grasso e contiene molte Kcal, mentre la coca cola zero non contiene grassi, zuccheri, sale e non ha quasi per niente calorie, la coca zero viene classificata con un punteggio più alto e di conseguenza con una categoria migliore sull’etichetta (B) rispetto all’olio d’oliva (in genere C o D).

La valutazione tiene conto solo di pochi fattori ed ingredienti

Nei vari prodotti ad essere valutato sono le quantità di frutta, verdura, fibre e proteine (la cui presenza aumenta il punteggio) e sodio, grassi acidi saturi, zuccheri ed energia (la cui presenza abbassa il punteggio).

Esso non tiene quindi conto dei singoli ingredienti nel dettaglio, così però l’attuale metodo di valutazione non può valutare se un prodotto è più salutare di altri. L’esempio più palese è quello che riguarda le bevande zuccherate e le loro alternative “zero”. Essendo lo zucchero sistematicamente giudicato negativamente dal metodo di calcolo del Nutri-Score, le bibite che al suo posto contengono dolcificanti vengono classificate come più salutari (es. la coca cola è catalogata con la E, mentre la coca cola zero con la B).

È stato scientificamente sempre più dimostrato che il consumo di dolcificanti ha effetti negativi sul corpo (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23850261/) ancora più che dello zucchero. Le bevande zero sono considerate dietetiche in quanto non contengono calorie ma tra i numerosi effetti negativi dei dolcificanti c’è quello dell’aumento del peso. Però di questo il Nutri-Score non tiene conto ed etichetta le bibite zero come molto più salutari di quelle zuccherate. Mentre allo stesso modo non si tiene conto delle proprietà positive degli alimenti, come per es. quelle nell’olio d’oliva (che sono molte), di conseguenza l’olio d’oliva viene catalogato come negativo perché molto calorico e pieno di grassi.

Così come non tiene conto nemmeno dello stato del prodotto, sia esso fresco o surgelato; oppure del fatto che sia biologico o meno. Tra l’altro il Nutri-Score non tiene conto del come un alimento deve essere cucinato. Per intenderci, i sacchi di patate fritte surgelate sono catalogate come A (ovvero il meglio del meglio) per i loro valori nutrizionali.

Non tiene conto delle necessità alimentari soggettive delle persone

Il catalogare come fattori negativi la presenza di zucchero, sodio, ed addirittura energia è una cosa folle. Il corpo umano ha bisogno di determinate quantità giornaliere di sodio e zucchero, quindi usarli come fattore di calcolo negativo induce le persone a pensare che sale e zucchero facciano male e che bisognerebbe evitarli.

Sebbene sia vero che in genere consumiamo più sodio e zucchero di quanto necessario, al punto di causarci una serie di problemi di salute, è anche vero che i problemi di salute si avrebbero anche se ne consumassimo troppo poco, per questo indurre le persone ad evitarli sistematicamente è sbagliato.

Un discorso simile può essere fatto con l’energia. Perché cibi ad alto contenuto calorico dovrebbero essere catalogati come negativi? Così come una macchina senza benzina, un corpo senza calorie che lo alimentano non funziona. Noi abbiamo bisogno di calorie per ogni nostra azione fisica e per ogni nostro sforzo, le calorie quindi non sono una cosa negativa, bensì l’opposto, il corpo umano per vivere e poter funzionare ha necessariamente bisogno di ingerire calorie. È vero che consumarne troppe fa male, ma che ne sa il Nutri-Score di quante calorie ha bisogno il corpo di ogni persona? Uno seduto a poltrire tutto il giorno consuma meno calorie di un muratore. Una persona che a pranzo ha mangiato poco, magari cibi ipocalorici, deve compensare a cena ingerendo cibi con molte più calorie.

Tra l’altro chi vuole mettere su massa (magari allenandosi in palestra) deve necessariamente ingerire più calorie di quante ne consuma, in questo caso i cibi ipercalorici (come la frutta secca) fanno comodo. Mentre viceversa chi vuole perdere massa e dimagrire deve ingerire meno calorie di quante ne consuma, in quel caso i cibi ipercalorici è meglio evitarli.

La quantità di calorie giornaliere necessarie ad ogni individuo è estremamente soggettiva, quindi cibi che per una persona possono essere adatti, per altri possono essere estremamente inadatti. Per questo ogni etichettatura che giudica in modo sistematico quanto sia salutare o meno un cibo in base alle sue calorie, è arbitraria, inutile e senza senso. Non possiamo indurre le persone a pensare che cibi poco calorici siano sinonimi di salute.

Potrebbe avere effetti psicologici negativi

Bisogna anche calcolare gli eventuali impatti psicologici che può avere una etichetta che fa credere (falsamente) quali cibi siano salutari e quali no. Per spiegarlo con un esempio, cito il fatto che è stato scientificamente dimostrato che chi consuma bibite “zero” pensa di aver bevuto una cosa che “fa meno male” perché non ha zuccheri e calorie, tende poi a mangiare molte più cose di quanto farebbe normalmente poiché si sente psicologicamente “giustificato” a farlo. Analogamente ci sarebbe forse il rischio che chi consuma alimenti con etichettatura A o B potrebbe (falsamente) credere che può mangiare e bere più del solito in quanto sono catalogati come sani.

Come risposta alle critiche, viene detto che il Nutri-Score ha l’obiettivo di essere utile a paragonare alimenti “simili tra di loro”, ma la differenza fra i prodotti non è sempre netta. Coca cola e olio d’oliva sono ovviamente estremamente differenti, ma olio d’oliva e olio di girasole? Sono abbastanza simili o si possono paragonare solo oli della stessa specie di pianta? E al burro posso paragonarlo? Posso paragonare i fagioli ai ceci o solo ad altri fagioli? E i legumi ai cereali? E per quanto riguarda alimenti con diversi ingredienti la cosa si fa ancora più complessa. Posso paragonare cracker non conditi con cracker conditi con sale, spezie, olio e aromi? I grissini alle pagnotte di pane morbido per gli hamburger? Le patatine al formaggio con le tortillas fatte di mais e pomodoro in polvere? Posso paragonare lo stesso alimento nella sua versione “fresca” contro la sua versione surgelata? La lasagna surgelata e precotta a cosa posso paragonarla? E il polpettone confezionato? I cereali con cioccolato al latte posso confrontarli al farro soffiato col miele? Non è mai stato reso chiaro cosa si intende per alimenti “simili tra loro”.

Per non parlare poi dell’impatto psicologico del vedere un’etichetta rosso acceso (che in genere viene usato come colore per segnali di pericolo) con l’ultima lettera di una scala, rispetto a una verde (che in genere viene usato come colore per indicare cose efficienti e che “vanno bene”) con una lettera in cima alla scala. Si pensi ad una persona che va di fretta, deve comprare qualcosa da mangiare ma non ha tempo di stare a leggere la tabella coi valori nutrizionali, essa tenderebbe sicuramente a prendere quella con l’etichetta che indica il punteggio più alto. Stesso discorso per chi le conoscenze per leggere e comprendere la tabella nutrizionale non le ha proprio. Il Nutri-Score di fatto crea una gerarchia arbitraria tra i vari alimenti che ne favorisce alcuni e ne penalizza altri senza però indicare effettivamente quali sono i più salutari.

Un sistema alternativo è possibile?

Il problema alla base del Nutri-Score è che vuole semplificare eccessivamente qualcosa non può essere semplificato. Le confezioni dei prodotti hanno già una tabella con i valori nutrizionali ed una lista di ingredienti, sta al consumatore valutare se un cibo è per lui adatto e salutare o meno, non si può standardizzare un metodo di giudizio che valga per tutti in questo campo! Per creare un metodo di giudizio generico che valga bene per tutti, alla fine ne è stato fatto uno che non va bene per nessuno.

Sebbene sia sicuramente possibile creare sistemi di valutazione meno sbagliati del Nutri-Score, data la natura estremamente soggettiva dell’argomento non ritengo possa esistere un qualunque tipo di etichettatura standard e che sia effettivamente funzionale e senza gravi difetti. Le persone vanno educate, eccola la soluzione. Ad esempio bisognerebbe fare educazione alimentare nelle scuole fino al diploma, in modo che ognuno cresca con la capacità di giudicare da solo cosa mangiare e cosa no, senza etichette colorate che trattano i consumatori come idioti incapaci di leggere e capire una tabella. Così come andrebbero promosse campagne di informazione per le persone che la scuola l’hanno già finita da tempo.

Sulle confezioni dei prodotti c’è già scritto più o meno tutto quello che c’è da sapere per valutare se un alimento sia salutare o meno, bisogna solo imparare a leggerlo.