Di Bologna

Venerdì 10 Dicembre: un giorno come un altro se non fosse che oggi la scuola italiana è pressoché addormentata. Aule vuote, professori assenti, molti studenti sicuramente a casa con un sorrisone a godersi il giorno libero. È il risultato dello sciopero generale dei dipendenti scolastici, insegnanti e personale ATA, indetto dai maggiori sindacati di base ed un sacco di altre sigle.

Le richieste degli scioperanti? Stabilità ai dipendenti precari, aumento dei posti per i collaboratori scolastici, stipendi più alti per insegnanti e personale ATA (il quale non è stato inserito nella lista dei miseri aumenti previsti dal governo che infatti sono riservati ai docenti) e un migliore sistema di sanificazione delle strutture scolastiche.

Richieste di per sé sensate e giustissime, questo non va messo in dubbio, sebbene qualcuno potrebbe obbiettare che nell’era Covid i sacrifici sono stati condivisi da tutte le categorie lavorative, e se il governo ha previsto per i docenti un budget di 300 milioni, per imprenditori e commercianti ha previsto solo tasse e bollette, che arriveranno a gennaio a meno di eventuali deroghe.

Se questi sono i soli problemi riscontrati dai sindacati però significa che ancora non si è arrivati al punto della questione, ossia che la scuola italiana soffre di un problema ben più grave dell’aumento di stipendi, ed è la totale mancanza di una visione formativa futura per i giovani del nostro paese. Non a caso nello sciopero di oggi si è parlato abbondantemente dei diritti dei lavoratori, giustissimo, ma pochissimi sono intervenuti per parlare invece del ruolo degli Studenti che, ricordiamo, stanno in quelle strutture per assumere conoscenza e prepararsi (e speriamo presto) a prendere in mano le redini del paese una volta cresciuti.

È la grande malattia del sistema scolastico italiano, dove i ragazzi sono ampiamente coccolati e consultati su temi di importanza NULLA, come la qualità della pasta della mensa, ma non vengono mai chiamati a sedersi al tavolo delle trattative in argomenti che riguardano la struttura del programma scolastico o faccende che hanno un effettivo contributo nel valore qualitativo della scuola. Le occupazioni di strutture proliferate in questi giorni in tutta Italia dalla Toscana a Roma ne sono evidentemente una conseguenza: gli studenti non vengono consultati e considerati? Allora si riprendono i propri spazi pronti a trattare alla pari con i dirigenti scolastici.

La rivoluzione del sistema scolastico non può partire dai sindacati, lo sciopero di oggi ne è l’ennesima prova. I sindacati sono parte integrante di questo sistema scolastico e difatti pongono la questione sugli aumenti e sul precariato, senza però aver capito che è proprio questo SISTEMA di cui loro fanno parte, che sul precariato campa e sopravvive.

Ecco perché gli studenti non devono sorridere vedendo questi scioperi, pensando di aver conquistato un giorno libero per giocare al campetto o alla Play, ma devono INFURIARSI, prendere in mano la situazione e gridare al mondo che non saranno dei vecchi sindacalisti trombati a poterli rappresentare, ma che d’ora in poi saranno gli studenti stessi gli unici ad avere l’esclusiva sulla rappresentanza della loro rabbia. E questa fidatevi, è più che sufficiente a smuovere il mondo intero.