Di Alessia

12 dicembre 2015: Accordo sul clima di Parigi, ricordato come l’evento decisivo che designa la prima intesa universale e giuridicamente vincolante sul cambiamento climatico a cuideterminano di aderire attivamente 191 stati. L’accordo fissa come scopo unico il contenimento nel lungo termine dell’aumento di temperatura media globale al di sotto della soglia di 2°C oltre i livelli pre-industriali, e di limitare tale incremento a 1.5°C.

Il messaggio è chiaro, il cambiamento climatico è un problema che esiste, che fa paura anche al Pentagono e ai cattivi del vero potere. Il mondo necessita che si faccia fronte a quest’ultimo a livello globale per ridurre i rischi e arginare gli effetti catastrofici che già implica nel presente.

Tra le conseguenze del degrado ambientale che ci sono oramai note, oggi non si preme quanto necessario dell’effetto domino che essa provoca nei fenomeni migratori al livello mondiale.

1 milione di arrivi che sovrastarono l’Europa nel 2015 furono solo l’inizio di una lunga serie; oltre la guerra e la povertà, il fattore intrinseco scatenante è ormai appurato essere, in maniera decisiva, il cambiamento climatico.

Uno degli esempi portanti a sostenere questa tesi è senza dubbio l’inizio della crisi demografica in Siria, che spinse le tensioni a sfociare in guerra nell’anno 2011.

Nel 2010 stimarono essere 11 milioni i siriani residenti in zone afflitte da stress idrico. Dal 2006 al 2011 il paese venne travolto da una siccità mai vista prima che costrinse 2 milioni di contadini ridotti allo stremo senza più acqua e cibo a migrare ai confini della città.

Comprendiamo, dunque, come tale dinamica demografica possa aver contribuito a maggiorare la necessità di risorse idriche. Inevitabilmente, le migrazioni di contadini nelle zone limitrofe sommate alle politiche agricole e al malcontento popolare, gravarono ancor di più sulle falle intestine già esistenti.

E ancora, in Nord Africa si registra una grave siccità con conseguente perdita di terre arabili, vale a dire crisi alimentare e sociale, saranno 86 milioni i costretti a emigrare.

Lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya, in india sta causando l’esilio di 300 milioni di persone perché non hanno acqua.

Oggi tra le cause scatenanti della migrazione, oltre le linee coloniali e le guerre politico-sociali, c’è il clima: incendi, alluvioni, allagamento degli ettari, aumento della temperatura, riduzione dei ghiacciai. Sarà una guerra tra poveri per contendersi un pezzo di terra fertile piuttosto che l’ultimo fiume rimasto.

Secondo le stime entro il 2050 si raggiungeranno i 200 milioni di rifugiati ambientali. Folle maestose di persone disperate che si riverseranno laddove le risorse ambientali, anche grazie il lavoro dell’uomo, promettono sulla carta almeno migliori condizioni di vita. Non serve spiegare dove no?

L’Accordo di Parigi rappresenta oggi una piccola speranza di progredire in merito alla riduzione di emissioni, ma non basta.

Se ci aspettiamo che le risposte istituzionali che servono possano essere proposte discusse da una ragazzina nei salotti delle élite, piuttosto che delegate a ‘metodi salviniani’ da italiano medio, ci sbagliamo di grosso. Finché si tenterà di fare l’interesse di qualcuno anche quando si giocano le sorti del mondo e degli uomini, la guerra contro madre natura è già persa in partenza.