Di Bologna

Guardiamoci attorno, le punte degli alberi cominciano ad arrossare e tutto assume i colori dell’Autunno. Le piogge si fanno più ricorrenti, insistenti, quasi fastidiose come potrebbe pensare qualcuno con le narici bloccate dallo smog cittadino ormai incapaci di assaporare l’odore di erba bagnata.

In questa stagione di mezzo non siamo confortati dal calore estivo ed allo stesso tempo non abbiamo a disposizione suggestivi paesaggi innevati in stile commedia natalizia americana, come nel vecchio film “Una promessa è una promessa” con un frenetico Schwarzenegger.

Tuttavia, ogni periodo dell’anno, per chi sa osservare con umiltà e privo di preconcetti cittadini, nasconde in sé un insegnamento e Autunno ci insegna che la Natura non deve essere piegata alle ragioni di un uomo imborghesito pronto a rinchiudersi in casa quando vede ingrigire il cielo ma bensì è l’uomo che deve riacquisire familiarità con le stagioni ed il passare del tempo.

Per questo motivo passeggiare in spazi verdi, incontaminati, nella tranquillità delle uggiose giornate autunnali assume per noi ragazzi un senso di rivoluzione che ben pochi possono capire. È la rivoluzione che parte da dentro e stravolge il nostro spirito in primis, contrapponendolo a chi preferisce rinchiudersi dietro una vetrata ad osservare gli agenti atmosferici scaldandosi le mani con una confortevole tisana seduto sul divano.

L’espressione di Junger: ‘Passare al bosco‘, può nascondere in questa stagione un significato ben più pratico ed immediato di quello per il quale il pensatore tedesco la concepì nel suo “Trattato del ribelle”. Anche solo il fatto di abbandonare le confortevoli mura domestiche per inoltrarsi in una delle molte foreste delle nostre montagne ci trasforma da prede in predatori. Inebriarsi al profumo del muschio di un boschetto o di un parco, insomma di qualsiasi cosa che non sia caldaie e gasolio, osservare i piccoli cambiamenti che ogni giorno il Tempo impone alla natura, inerpicarsi per un sentiero roccioso che pioggia e nebbia rendono più arduo da affrontare e pure meno affannoso che sotto la calura estiva. Sono tutti gesti che ci sottraggono al bombardamento sistematico di un sistema che ci vuole automi funzionali al consumo e dipendenti dalla tecnologia.

Per cui “gambe in spalla e pedalare”. Là fuori v’è un mondo che sta aspettando solo di darci una bella lezione di umiltà nel momento in cui varcheremo la soglia di casa per tornare a stringere la mano presentandoci alla Natura.

Che sia una foresta delle Alpi, un brullo prato montano o un verdeggiante e curato parco cittadino, il ribelle del nostro tempo non può esimersi dal ritirarsi ogni tanto nella quiete che gli odori autunnali ci trasmettono.

Come sempre siamo noi giovani a dover battere il sentiero, allacciamoci le scarpe ed esploriamo la terra che per i nostri avi era normale abbracciare come una dolce madre, assaporiamola in ogni istante, torniamo consapevoli di quanto ci ha donato e di quanto rispetto le dobbiamo.

Gli altri seguiranno il nostro esempio o forse no, ma in fondo noi facciamo ciò che è giusto quindi del resto che ci frega?