GIULIANO GOZI E IL FASCISMO SAMMARINESE

Di Cerotto

Nel secondo appuntamento della rubrica “La Vera Internazionale” torniamo in terra italica, o per meglio dire quasi. Siamo infatti tra L’Emilia Romagna e le Marche, dove sorge il terzo stato più piccolo d’Europa, San Marino.

A prima lettura è sicuramente lecito pensare: «ma cosa avrà a che fare San Marino con L’argomento che andiamo a trattare?»

Invece è proprio in questa piccola ma affascinante terra che si è svolto un capitolo del fascismo tanto interessante quanto sconosciuto ai più. Nonostante esso, in tutta la sua cronologia, abbia seguito la falsa riga di ogni decisione e cambiamento preso sul resto del territorio italiano.

Altrettanto importante è citare la figura che più ha caratterizzato “questa esperienza”, l’avvocato Giuliano Gozi. Egli fu una figura davvero interessante, ovviamente non solo per l’adesione al fascismo, anzi, la sua memoria arriva ai nostri giorni prima di tutto per il contributo da combattente volontario nel primo conflitto mondiale.

Ma partiamo dal principio, Gozi nasce nel 1894 nella città di San Marino, studia giurisprudenza e nei primi periodi della Grande Guerra decide di arruolarsi, seppur non obbligato essendo sammarinese, al fianco di quello che definisce il “fratello Italiano”.

Nel 1915 fu nominato sottotenente degli Alpini e venne mandato nella Valle del Boite e sulle Tofane. Queste prime esperienze gli valsero sul campo le prime medaglie al valore, fino ad arrivare a guadagnare la medaglia forse più importante di tutta la sua esperienza militare, quella in onore dell’audacia e della forza dimostrata sul campo di battaglia.

Una figura sicuramente molto importante per la piccola realtà sammarinese. Decise però di non limitarsi a questo e Il 10 Agosto 1922 fondò in patria il Partito Fascista Sammarinese.

Sicuramente lecito chiedersi: «ma che utilità potrà aver avuto San Marino in tutto il grosso trambusto del 1922?»

In realtà fu proprio in questo piccolo territorio indipendente che cercarono rifugio moltissimi eversivi dopo l’avvento della rivoluzione in Italia così da potersi riorganizzare. Fu proprio questa la chiave dell’importanza di tale esperienza, grazie al suo impegno nel tentare di smorzare questi venti di “rivolta”, arrivando a coinvolgere perfino un “certo” Italo Balbo.

Affrontando invece un lato più sociale. Difficile da credersi ma alla fine del primo conflitto mondiale San Marino versava in condizioni economiche davvero disastrose. La classe politica non riusciva a gestire i problemi della popolazione fino allo scoppio di scontri sempre più gravi tra i vari ceti. Fu invece il corporativismo ripreso da Gozi a rimettere ordine all’interno della società Sammarinese, permettendo la riconquista dei diritti e imponendo doveri in funzione della ripresa economica “nazionale”.

Successivamente, furono due le principali azioni politico/civili del mandato. Entrambe in stretta collaborazione con l’Italia e lo stesso Duce in persona.

La prima fu la ferrovia Rimini-San Marino, il progetto fu totalmente finanziato dal governo Mussolini, in quanto molto importante non solo per i collegamenti logistici del “piccolo stato” ma in generale per l’importanza di collegare direttamente quello che era visto dal resto della penisola come un “piccolo pezzo d’Italia”. Proprio per questo motivo infatti venne successivamente distrutta dai bombardamenti alleati del 1944.

La seconda grande mossa poi, ma non certo per importanza, fu la stipulazione dei cosiddetti “patti di amicizia e buon vicinato”, ovviamente sempre con l’Italia. Stipularono dei patti che da lì in avanti avrebbero definitamente cambiato gli equilibri dei rapporti economico/sociali tra i due stati. Basti pensare che questi sono ancora oggi in utilizzo, chiaramente con le dovute modifiche del caso dovute al tempo e ai “lievi” cambiamenti politici dell’ultimo secolo.

Da ricordare poi tra le altre opere realizzate in questo periodo anche l’Ara dei volontari, monumento edificato nel 1927 in ricordo e memoria di tutti i sammarinesi che combatterono per l’unità d’Italia e nel primo conflitto mondiale. Come non citare il palazzo delle poste e l’ospedale della Misericordia nel 1941 oppure la restaurazione del Teatro Titano, il teatro più importante della Repubblica di San Marino, costruito pensiamo nel 1750 e massicciamente restaurato per l’appunto dal 1936 grazie ai fondi provenienti dall’Italia fascista.

Passando poi agli anni della guerra si può dire che non si verificò nulla di particolare rilevanza a livello militare, causa sicuramente della posizione geografica dello stato Sammarinese. Anzi a differenza di quanto si possa pensare negli anni della guerra ci fu il cosiddetto “buon governo”, che amministrò con disinvoltura e controllo l’andamento dello stato finalmente in ripresa.

Chiaramente sapendo tutti quale fu l’epilogo della “faccenda” possiamo anche facilmente immaginare le sorti dell’esperienza Sammarinese. Il 28 luglio del 1943 dopo la cattura di Mussolini il Partito Fascista Sammarinese infatti venne sciolto, per poi rinascere con forza ed impeto, alla liberazione dello stesso, come Fascio Repubblicano Di San Marino, movimento che ritrovò nei ranghi i fedelissimi di sempre capeggiati dall’irriducibile avvocato Gozi.

L’esperienza però non ebbe buon esito, il movimento fu nuovamente sciolto in via definitiva il 20 settembre del 1944 a seguito dell’invasione Inglese. Le forze ormai stremate e il distacco che gli inglesi crearono tra San Marino e il resto della penisola furono decisamente fatali e determinanti per la fine di questa esperienza.

Inutile il tentativo di aiuto da parte dei Tedeschi, che ormai anch’essi in inferiorità numerica furono obbligati a indietreggiare e abbandonare il “piccolo stato” al proprio destino.

Tornando invece al nostro personaggio di spicco, Gozi venne processato a fine guerra per la sua forte adesione al Fascismo. Nei suoi confronti non venne applicata nessuna pena sanguinaria, anzi, si può dire che la sua punizione fu l’indifferenza più totale così che divenisse sempre meno ascoltato e di conseguenza conosciuto. Relegato ormai all’oblio arrivò alla morte non prima di dieci anni dopo. Tutto ciò però non prima di vedersi vigliaccamente revocato, come ultimo sfregio, anche il titolo di Conte.

Termina così questa breve quanto interessante e sconosciuta esperienza di quella che fu la “vera internazionale”.

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento consiglio il libro “Giuliano Gozi, un uomo una patria”. Biografia scritta dalla pronipote Paola Gozi nel 2015, di facile reperibilità e molto importante soprattutto per ricordare il contributo durante la prima guerra mondiale di uno “straniero” che dedicò i suoi anni migliori alla causa nazionale Italiana, vedendone forse, come una grossa opportunità da cogliere nel futuro.