Di Andrea

Per poter delineare quello che dovrebbe essere l’archetipo dell’intellettuale, sono pochi i personaggi da prendere come esempio senza cadere nello snobismo da salotto. Uno di questi è sicuramente Pierre Drieu La Rochelle, figura molto imponente per alcuni ma semisconosciuta alla maggior parte: scrittore e saggista francese, nato a Parigi nei primi giorni del gennaio 1893, è sicuramente uno dei personaggi più complicati e al tempo stesso più ricchi di riflessioni e critiche.

Cresciuto, come lui stesso afferma, da una famiglia piccolo-borghese, cattolica, repubblicana e nazionalista, conosce il fronte nel 1914; l’esperienza della guerra lo condizionerà per il resto della vita e farà nascere in lui riflessioni sottili e non sempre scontate.

Nei suoi molti saggi un argomento che ritorna sempre, a volte come tendenza altre come riflessione primaria, è proprio quello riguardante la natura e il compito dell’intellettuale e il rapporto con la politica. La vita stessa di La Rochelle è un manifesto d’azione, fin dall’adolescenza lo vediamo immerso nell’attività politica, soldato in prima linea durante la Grande Guerra e in seguito sempre impegnato nella militanza in maniera trasversale prima di trovare nell’ideologia fascista la sua naturale collocazione.

In uno dei suoi saggi più emblematici, “Socialismo Fascista”, edito nel 1934, oltre che delineare un’attenta analisi del sistema politico, superando le vecchie idee di destra e sinistra, lo scrittore francese interpreta magistralmente il ruolo che dovrebbe avere un intellettuale politicamente impegnato.

L’intera opera è un documento politico e umano perfettamente coerente con l’esistenza vissuta dal suo autore. La Rochelle si immerge profondamente nelle contraddizioni del meccanismo sociale del suo tempo, ribaltando nozioni e pensieri stantii e donandogli nuova linfa e vitalità, non perdendo mai di vista l’obbiettivo che guida ogni sua riflessione: fermare il declino dell’Europa e salvare l’uomo europeo dall’estinzione.

Proprio in questo intento si vede la grandissima lungimiranza e superiorità dell’intellettuale, il quale non si ferma nel limbo del presente ma trapassa le dimensioni temporali in cerca di un’ancora di salvezza per scampare il naufragio ormai imminente. Considerando la realtà come un continuo divenire e lotta tra contrari, si scaglia contro le varie forme di immobilismo, dal nazionalismo conservatore, ai partiti e al parlamentarismo; affermando che “l’Europa vincerà le patrie che adesso la sconvolgono” e deprecando la guerra moderna come nemesi dello spirito guerriero e volontaristico dell’identità europea.

Nonostante tutte le sue affermazioni, in virtù delle sue concezioni dell’individuo e della realtà, non pone mai dogmatismi o formule determinate e precise, rifuggendo sempre ogni forma di conservazione:

«Io sono fedele in ultima analisi non tanto ad una opinione ma a un metodo».

Un’altra prerogativa del ruolo dell’intellettuale, interpretato in maniera ottimale dallo scrittore parigino, è quella di tracciare solchi, creare strade e non di trascorrere ore nei salotti pontificando sul nulla. Non a caso trova il completamento del suo itinerario nell’adesione al fascismo, che definisce «stadio inevitabile dell’evoluzione sociale», espressione vitalistica, volontaristica e d’azione del socialismo, antimarxista e nietzschiano.

In conclusione Pierre Drieu La Rochelle rappresenta quello che è il reale dovere dell’intellettuale: andare al di là del contingente, tentare cammini rischiosi e percorrere tutte le strade possibili della storia.