di Bologna
Sparito da ogni giornale per lasciare il posto a notizie più succose, rimandato nella calendarizzazione del parlamento dopo la vacanzina estiva (a cui i nostri politicanti non riescono a rinunciare anche in un periodo di crisi e d’emergenza, come amano ripeterci). È questo il triste destino del DDL Zan che fortunatamente (tocchiamoci per gli scongiuri) sta per finire nel dimenticatoio dell’insignificanza da cui è nato.
Il termine insignificanza non è usato a caso: quando una minoranza per essere tutelata ha bisogno di esternare vittimismo e piangere presunti attacchi o aggressioni, spesso tra l’altro rivelatesi farlocche farse mediatiche, ha già perso una battaglia fondamentale, quella della dignità.
Una dignità, del resto, che per la causa omosessuale (e scusate se in questo articolo non verranno coinvolte le mille siglette dell’ambiente lgbtq+asterischivari volte a dare un’identità di genere anche a chi trova attraenti i San Bernardo) risale a radici antichissime e che non è mai stata messa in discussione. Fin dall’antica Grecia l’amore o il semplice sesso tra due uomini erano visti come un fenomeno di assoluta normalità, nel Medioevo lo stesso fenomeno veniva abbondantemente tollerato come testimoniano le novelle del Boccaccio e non solo, per non parlare dei nostri giorni dove ormai ogni cosa viene sdoganata ed essere omosessuali diventa quasi alla moda, una cosa à la page.
Invece di ballare ubriachi con i membri esposti e ciondolanti davanti ai bambini durante ogni gay pride, forse alcuni omosessuali (e qui non si mette in dubbio che questi spostati siano solo una minima parte in mezzo ad un mare di persone normalissime) dovrebbero prendere in mano un libro e recuperare quella dignità di cui si parlava e smetterla di fare i piagnoni per reclamare diritti che in fondo hanno ormai da anni, recuperando esempi realmente virtuosi.
Di quali esempi parliamo? Uno tra tutti il legionario Guido Keller, ovvero quanto di più distante possa esistere dalla figura del novello militante per i diritti lgbt.
Keller fu indubbiamente un giovane omosessuale (anche se sembrerebbe aver gradito pure la compagnia femminile in alcune circostanze), ciò comunque non gli impedì certo di essere ufficiale durante la Prima Guerra Mondiale per poi decidere di spostare la sua battaglia sul campo del cielo entrando in aviazione. Per capire quanto in effetti fu distante dal modello dell’omosessuale vittima che ci viene propinato oggi, basti pensare che, per evitare un rimprovero ad un commilitone che in un volo notturno lo aveva erroneamente ingaggiato in uno scontro a fuoco, riportò di essere stato aggredito dai caccia austriaci.
Combattente valoroso e patriota, aderì all’impresa di Fiume e si distinse in azioni avventurose al limite tra il folle ed il ridicolo. Una tra tante? Caricatosi un maiale (no non sto scherzando, letteralmente un porco) sull’aeroplano per rifornire la città di viveri, fu costretto ad un pericoloso atterraggio d’emergenza; la causa? Il peso del maiale sfondò il telaio del velivolo. In un’altra occasione volò su Roma come protesta verso il trattato di Rapallo, lanciò in segno di rispetto un mazzo di fiori verso il Quirinale, residenza reale, e un pitale verso Montecitorio: messaggio lampante!
Durante l’avventura Fiumana non si fece mai problemi ad esternare le proprie relazioni sessuali con ragazzi (e talvolta ragazze) praticando l’amore di gruppo con persone di entrambi i sessi. Anche le sue tendenze naturistiche erano ben note: amava dormire seminudo sulla cima di un albero in compagnia della sua aquila ammaestrata.
Al termine dell’esperienza fiumana fu attivamente Fascista e partecipò alla Marcia su Roma, fu poi addetto diplomatico in Germania per conto del primo governo Mussolini ed in seguito impegnato nell’aviazione militare in operazioni nella Libia coloniale.
Mai sazio di avventure e guai si lanciò nell’esplorazione del Sud America, risalendo il Rio delle Amazzoni e vivendo per qualche tempo come cercatore d’oro.
Morì infine a meno di quarant’anni a causa di un incidente stradale e fu sepolto al Vittoriale degli Italiani, dove tutt’ora riposa insieme a D’Annunzio e ai suoi amici più intimi.
Avventuroso, combattente e tutto sommato matto da legare, un esempio virtuoso che guarda caso è ben lungi dall’essere nominato e citato nelle fantomatiche battaglie per i diritti della comunità LGBTecc, perché in fondo è più facile piangere che lottare come faceva lui.
In fondo meglio così. Personaggi di un tale spessore non potrebbero mai accostarsi a chi al massimo ha il vanto di aver fatto una diretta streaming assieme a Fedez.
È bello comunque pensare che un giorno quest’era del vittimismo finirà, che non sentiremo più parlare di false aggressioni con ghiaccioli in faccia o di simboli proibiti disegnati sulle proprie stesse macchine per elemosinare un po’ di pietà. Quel giorno forse al posto delle bandiere arcobaleno vedremo bandiere nere con scritto ‘Più Keller, meno Zan!’.
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