Di Lemmy

Il 6 luglio 2021 è stata votata una deroga molto particolare al Parlamento Europeo, che se dovesse entrare in vigore potrebbe essere la pietra tombale caduta sul cranio del corpo già morente della Libertà. Parliamo di una grave violazione della privacy che potrebbe essere applicata da qui a pochi mesi.

Partiamo dall’inizio: si tratta del regolamento chatcontrol, che prevede una deroga alla Direttiva ePrivacy al fine di consentire ai provider di controllare i messaggi che transitano sulle piattaforme per individuare contenuti pedopornografici: un obiettivo lodevole, ma che mina i diritti di tutti gli europei.

Stiamo parlando di una tecnica di prevenzione del reato di condivisione di contenuti pedopornografici, in quanto il controllo sembrerebbe dover avvenire prima della crittografia del messaggio con la tecnologia end to end, rendendo quindi tutte le meccaniche introdotte da un paio di anni da un qualsiasi servizio di messggistica istantanea come whatsapp o telegram completamente inutili.

In soldoni, stiamo dando al legislatore europeo pieni poteri per poter sorvegliare e intercettare tutte le nostre conversazioni private, su messaggistica istantanea o email, alla ricerca di contenuti illegali. Sebbene come già detto, l’obiettivo sia lodevole, non è assolutamente giustificabile annientare i diritti di tutta la popolazione europea per combattere una singola fattispecie di delitto, che per quanto orrendo riguarda soltanto una piccolissima parte dei crimini commessi all’interno dell’Unione Europea.

Inutile dire che se viene regolamentata una pratica, oggigiorno vuol dire che qualcuno ha spinto per poterla rendere legale. E ci riconduciamo di nuovo – che strano, non succede mai – al social blu del buon vecchio Zuckerberg, già ben disposto a farlo. Nella pratica, il Regolamento chatcontrol e le successive evoluzioni normative – che ci saranno senza dubbio, non illudetevi – avranno due conseguenze dirette per le persone:

  • Tutti e-mail e messaggi dei cittadini europei saranno automaticamente scansionati alla ricerca di contenuti illegali
  • In caso di match positivo (contenuto ritenuto illegale dall’algoritmo) il provider di servizi dovrà verificare ed eventualmente segnalare il contenuto alle forze dell’ordine

Questo significa, ad esempio, che le fotografie e video intimi di milioni di persone potranno essere acquisiti, conservati ed esaminati dai provider di servizi e dai loro dipendenti. Eh sì, perché la scansione è automatizzata, ma l’attività di verifica a seguito di segnalazione da parte dell’algoritmo sarà umana. Ai provider di servizi dovranno aggiungersi poi le forze dell’ordine, che in caso di segnalazione potranno esaminare i contenuti a loro volta.

Si parla quindi di una vera e propria sorveglianza di massa, legalizzata, dove si aggiungerà anche la grottesca volontà da parte della Commissione Europea di creare e mantenere un database di contenuti pedopornografici (foto/video) per agevolare le operazioni di confronto e ricerca da parte dei provider di servizi di telecomunicazioni. La follia della UE non è mai degenerata così tanto come in questo caso.

Ma perché mi dovrebbero controllare? Che cosa ho che – se è come dici tu Lemmy – che le compagnie informatiche bramano così tanto? Perchè qualcuno dovrebbe farlo? In due parole, le aziende private hanno un disperato bisogno di raccogliere quante più informazioni possibili sui propri utenti, poiché sulla quantità, qualità, attualità dei dati e dei metadati ad essi riferiti si fonda la produttività del loro business e pertanto anche il loro potere. Condisci questo enorme quantitativo di dati con studi avanzati di psicologia e scienza cognitiva, indovina che cosa ottieni?  Il profilo di un individuo – senza nome, ma non ci interessa come ti chiami perché sei solo un pezzo del puzzle – classificabile in base alle proprie paure, ai propri desideri, al proprio modello caratteriale e, in definitiva, alle proprie vulnerabilità.

L’alone di oscurità e poca trasparenza intorno a questo regolamento è dannatamente palese quindi, peccato che non abbiamo sentito assolutamente NULLA dai partiti di “opposizione”, sia a livello nazionale che a livello europeo, dove l’unico che ha citato questa votazione è stato Patrick Breyer, europarlamentare del Partito Pirata, che segue la vicenda fin dall’inizio. La pedopornografia, per quanto crudele, non rientra tra le esigenze di sicurezza nazionale per cui si possa derogare alla Direttiva ePrivacy di tutti i cittadini europei.

E in ogni caso, una sorveglianza di tale portata dovrebbe essere delimitata nel tempo e nello spazio, non certo estesa a qualsiasi cittadino europeo a tempo indeterminato come molto probabilmente avverrà, sebbene il regolamento chatcontrol dovrebbe rimanere in attivo “solo” per tre anni, tempo ben più lungo di una qualsiasi indagine per scoprire un pedofilo.

Si tratta palesemente di una mossa atta ad evitare uno strappo netto rispetto a consuetudini o regole, di solito aventi per oggetto libertà, facoltà o diritti, che i cittadini e le forze politiche ritengono rilevanti, indorando la pillola con l’alibi della provvisorietà, magari motivata da contesti emergenziali, per poi superarle in modo definitivo una volta che sia sopraggiunta l’abitudine (e con essa la tolleranza) o che il potere accumulato sia tale da rendere ormai trascurabile il rischio, anche in caso di dissenso.