di Tommaso
La migliore spedizione olimpica del nostro Paese non può rimanere solo una bella parentesi estiva da ricordare in maniera nostalgica negli anni a venire, non vogliamo certo trovarci in una futura finale dei 100m senza italiani a dire «eh ma ti ricordi quando Jacobs…».
Siamo stati in grado di interrompere il dominio americano e caraibico nella velocità, abbiamo conquistato l’oro nel salto in alto e nella marcia. È il momento di prenderne coscienza perché non si tratti di successi isolati, bensì il punto di inizio di una tradizione vincente anche nell’atletica.
Il modo migliore di farlo è cambiare la cultura sportiva nel nostro paese, sicuramente per molti bambini e ragazzi vedere questi successi potrà essere una spinta a provare degli sport spesso trascurati, inusuali, ma questo non basta.
Non basta perché se ad esempio un ragazzo con la passione per la marcia non ha la possibilità di praticare la sua passione senza doversi per forza spostare di parecchi chilometri questa passione potrebbe non svilupparla, ma ovviamente lo stesso vale per le altre discipline dell’atletica e non solo. C’è un campo da calcio per quartiere, spesso utilizzato da addirittura due squadre, ma scarseggiano le piste da atletica, le squadre, le palestre, insomma se la passione potrebbe esserci, manca un sostrato logistico e culturale.
L’Italia, oltre a finanziare la costruzione di impianti, dovrebbe rivoluzionare la concezione dello sport nel sistema scolastico, un sistema che spesso, per usare un eufemismo, non aiuta i ragazzi a coltivare la passione sportiva, vessa gli alunni che dedicano molto tempo allo sport, disincentivandoli a continuare ad alti ritmi e a volte anche convincendoli a smettere, rendendoli degli automi atti solo allo studio a memoria.
Le ore di educazione fisica sono ridicole, sia come quantità sia come qualità, le palestre delle scuole inadatte e i professori impreparati.
Sotto questo aspetto, ahimè, abbiamo molto da imparare da altre nazioni, nazioni in cui gli studenti sono incentivati e sostenuti se fanno anche sport, in cui ricevono borse di studio a fronte di ottimi risultati sportivi, in cui sono incentivati a studiare per poter rimanere nelle squadre sportive e soprattutto nazioni in cui ogni scuola offre la possibilità di poter praticare quasi tutti gli sport. Costruendo così un ambiente in cui un ragazzo possa formarsi culturalmente, scolasticamente, sportivamente e moralmente.
L’augurio è che chi di dovere, dopo questi splendidi successi, faccia qualcosa di concreto per cambiare la mentalità sportiva vecchia e stantia nel nostro paese, che, come Tokyo sta dimostrando, quando lo desidera non è secondo a nessuno.
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