di Tommaso

Ha spiazzato tutti Jannik Sinner quando, qualche giorno fa, ha annunciato tramite Instagram che non parteciperà alla spedizione azzurra per le Olimpiadi di Tokyo 2020 (che si disputeranno nel 2021 causa covid ma mantengono la denominazione originaria – n.d.r.) nonostante le convocazioni già diramate dalla FIT, la federazione italiana di tennis.

«Non è stata una decisione facile da prendere – scrive Sinner sui suoi social – rappresentare il mio paese è un privilegio ed un onore e spero di poterlo fare per tanti anni.»

Sembrano delle scuse raffazzonate, a voler nascondere l’evidenza, ossia che la rinuncia all’andare a caccia di una medaglia per il nostro paese sia stata fatta per allenarsi e cercare di qualificarsi alle ATP Finals, uno dei tornei più importanti dell’anno che quest’anno per la prima volta si disputeranno proprio in Italia.

Ma è giusto rinunciare ai Giochi Olimpici, a rappresentare il proprio paese nella speranza di recargli gloria, per rincorrere le proprie ambizioni personali?

La scelta ovviamente non è stata gradita dai più, su tutti si è detto pubblicamente molto deluso Lorenzo Malagò, il presidente del CONI, che ha dichiarato:

«Con Sinner ci ho parlato, ci siamo messaggiati. È una scelta. Personalmente la rispetto, ma da presidente del Coni, da italiano e patriota, non la posso condividere. Musetti farà sicuramente bene e non lo farà rimpiangere, però le modalità sicuramente al sistema sportivo non sono piaciute.»

Difficile non condividere le parole di Malagò, eppure Sinner non è l’unico ad aver rinunciato alle Olimpiadi, nelle ultime settimane sono piovuti i ritiri: da Rafa Nadal a Dominic Thiem, da Serena Williams a Simona Halep, perfino Roger Federer ha detto di aver rimandato la decisione definitiva al termine del torneo di Wimbledon, e i motivi non sono solo le ambizioni personali, per molti sportivi ha influito in particolare anche la variabile Covid, a causa degli isolamenti e le rigide regole all’interno del villaggio olimpico.

Inevitabilmente domandarsi cosa sia diventato il tennis alle Olimpiadi. Se veramente vincere una medaglia d’oro ha meno importanza di uno Slam, se si attribuisce un determinato valore ad un torneo solo in relazione ai soldi e ai punti. Discorsi del genere, che possono essere tollerati durante tutto l’anno, dovrebbero smettere di esserlo quando si parla di rappresentare la propria nazione nella più grande manifestazione sportiva del globo, ricordandosi che essa era in grado di fermare addirittura le guerre nell’antichità.

A noi non rimane che fare un rammaricato in bocca al lupo a Sinner per il proseguo della sua stagione, augurargli di raggiungere i suoi obiettivi e chiederci se, magari nel 2024, sarà giusto o meno convocare di nuovo un atleta che ha rinunciato ai Giochi in queste modalità.