Di Alessia
Ormai da tempo immemore il mondo del farmaco è in mano alla grande finanza che orienta le politiche sanitarie di interi governi.
Big Pharma è un termine che appunto indica questa situazione e riassume l’insieme delle multinazionali farmaceutiche, che costituiscono una vera e propria lobby. Essi, infatti, hanno il monopolio di produzione di tutti i farmaci in commercio, generando un fatturato annuo altissimo.
Nonostante l’enorme profitto e che il sostegno delle aziende private sia essenziale per lo sviluppo e la ricerca di farmaci e terapie, è doveroso specificare che la ricerca di nuovi farmaci è finanziata esclusivamente da fondi pubblici. La discrepanza che emerge da questa storia è rappresentata quindi dai prezzi che la Big Pharma impone sui farmaci, proponendo molto spesso quote da capogiro per le terapie.
La preoccupazione delle industrie, infatti, è per definizione è raccogliere il maggior ricavato possibile, a cui in questo caso si aggiunge anche la determinazione nel mantenere il monopolio sulla cura delle determinate malattie.
La manipolazione illecita dei prezzi dei farmaci è il vero punto forte sul mercato, senza mai porsi limiti, là dove l’obiettivo primo delle aziende farmaceutiche dovrebbe essere invece la salute come diritto e non come privilegio, garantendo l’accesso alle terapie grazie a prezzi contenuti e accessibili a tutti coloro che accedono alla sanità pubblica.
Uno degli esempi tangibili di questa spietata corsa al profitto, è il trattamento somministrato contro l’Epatite C. Nel 2015, l’azienda farmaceutica Gilead debutta sul mercato statunitense con il farmaco Sovaldi, efficace nell’eliminazione del virus, il costo fisso a trattamento sarà fissato a 84mila dollari. Il punto però è che per questo farmaco l’azienda non svolse alcuna ricerca ma si limitò a comprarne il brevetto già esistente.
Quella della casa farmaceutica, si rivela essere una delle innumerevoli strategie commerciali, da cui deriva ampio fatturato. Una tra le più comuni per altro, acquisire il monopolio su farmaci destinati alla cura di patologie gravi che affliggono una minor fetta di popolazione, così da poter propinare cifre folli approfittando della disperazione altrui e massimizzare le rendite.
In questo anno di pandemia, le Big Pharma come Pfizer e Johnson&Johnson, hanno tenuto però a precisare che non ci sarebbe stato nessun guadagno scorretto conseguito dall’emergenza, quasi a sottolineare con una certa arroganza che generalmente gli alti costi dei farmaci sono in effetti frutto di scorrettezza.
Ma quanto è convenuto quindi il Covid alle cause farmaceutiche? Contro le più disparate teorie del complotto in merito all’argomento, la risposta che si può dare è molto poco. I vaccini hanno portato alle lobby più spese che profitto, il guadagno è stato relativamente poco prospero, per i loro standard ovviamente.
Se pur si tratti di ricavi apparentemente notevoli, si rivelano invece essere un piccolo tassello rispetto all’intero business farmaceutico, soprattutto in merito alle terapie destinate a malattie gravi e con alto tasso di mortalità.
Lucrare su malattie altamente invalidanti è la tattica vincente, chi si trova in balia di queste, è spesso disposto a spendere cifre esagerate in cambio della salute. I colossi farmaceutici, dunque, tirano avanti grazie alle malattie croniche delle persone, fornendo la possibilità di una soluzione (che però non garantiscono), e talvolta, creando altri problemi legati alle controindicazioni per i quali poi proporranno altre soluzioni.
Se da una parte le Big Pharma si contendono ferocemente tra loro i brevetti della ricerca pubblica, dall’altra fanno grande fronte comune contro un pericoloso nemico, i prodotti naturali non brevettabili.
É il caso, ad esempio, della Cannabis Medicinale destinata all’uso terapeutico, utilizzata contro i sintomi motori del Parkinson, le convulsioni da epilessia o la sclerosi multipla. Un tema spesso svilito che invece richiederebbe sostegno e investimenti per la promozione e la ricerca di una terapia alternativa e naturale in grado di contrastare sintomatologie gravi, così da poter evitare terapie farmacologiche accompagnate da costi folli e con innumerevoli controindicazioni
Ciò non avverrà, perché quella che potrebbe rivelarsi una valida terapia salvavita, se approvata su ampia scala, contrasterebbe notevolmente le quote in borsa delle lobby farmaceutiche, che comunque hanno già ben pensato, per prevenire la peggiore delle eventualità per loro, di creare cannabis medica sintetica.
Ad oggi, sostenere una lotta collettiva contro questi sanguinari colossi, si rivela essere necessario. Opporsi a un modello in cui ti curi solo se paghi, contro la mera ricerca del profitto e il lucro sulla salute delle persone, in sostegno alla tutela dei sistemi sanitari pubblici, alla garanzia del diritto alle cure e del diritto a una vita degna che non dovrebbe mai essere soggetta a prezzi.
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