Italia “Resta in piedi!”. Chi l’avrebbe mai detto che una frase così bella potesse suscitare una bufera simile? Eppure, da stamattina, chi più chi meno, da Repubblica a Dagospia, hanno polemizzato con il nostro eroe in maglietta azzurra.
Come sempre la polemica non ha toccato il messaggio in sé, quanto piuttosto un’estetica che ai più dà fastidio. Per altro il manifesto da cui è presa la sagoma è quello inaugurale dei mondiali del 1934, che ha visto l’Italia trionfare “in casa” per la prima ed unica volta. Che dite, andiamo a togliere la coppa dalla bacheca della federazione perché l’Huffington Post non approva le linee vintage? Ma per quello che valgono, gli articoli non colgono il punto, ovvero la “Cosa giusta da fare”, la frase riportata dall’artista Harry Greb sul suo giocatore prono e con il pugno alzato.
Per noi è proprio questa la “cosa giusta da fare”. Perché il rispetto può nascere solo tra chi si guarda negli occhi, non tra chi è obbligato da autoproclamate autorità morali a piegarsi. Cos’hanno a che fare gli europei e gli italiani con il caso Floyd? Perché dobbiamo sentirci colpevoli per qualcosa generato dalle contraddizioni d’oltremanica? Noi non abbiamo intenzione di inginocchiarci ed essere sottomessi ad un ente che di certo coinvolge più interessi economici e politici che il vero rispetto delle differenze culturali. Il calcio, gli europei, lo sport in generale dovrebbero essere liberi da lobby ed interessi economici sovranazionali. Ne siamo già circondati tutti i giorni… almeno il pallone lasciamolo correre, lasciamo al campo la sentenza di chi è il migliore, non dovremmo appesantire il bel gioco e soffocarlo di restrizioni morali.
Ecco cosa rappresenta per noi l’anonimo azzurro che saluta il sole in una calda giornata del ’34: un sogno di libertà e di leggerezza che nessuno ci potrà mai strappare.
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