Di Bologna
Le affascinanti avventure dei marinai un po’ guasconi e intrisi di follia, ma sempre liberi, che tutti abbiamo visto su fumetti e cartoni animati, ormai sono un lontano ricordo: il mare è industrializzato, commercializzato e, al di là di qualche isolata zona, severamente controllato da nazioni in lotta per mantenere la propria supremazia in determinati settori del grande blu.
L’importanza delle strategie marittime più o meno legittime, del resto, in Italia è ben nota. Soprattutto da quando la Libia ha utilizzato la carta dei migranti per stringere accordi con il nostro paese o metterlo in difficoltà, a seconda delle esigenze del momento.
Strategie che sembrano note a tutti tranne che ai nostri governanti, a cui il ruolo di potenza marittima, non meno che terrestre, sembra non interessare minimamente rispetto alle grandi questioni di Ius Soli e DDL Zan che quotidianamente ci fanno propinare dai media come urgenze nazionali.
Data la negligenza delle istituzioni Italiane, non possiamo certo sorprenderci per quanto successo ad esempio al peschereccio italiano “Michele Giacalone” al largo delle coste di Cipro poche ore fa. Impegnato nella pesca del gambero rosso, è stato prima oggetto di lanci di pietre ed in seguito addirittura speronato da una decina di imbarcazioni turche.
Ricevuta la segnalazione un elicottero della marina militare si è subito precipitato sul luogo dello scontro per cercare di salvare il salvabile. L’episodio, tuttavia, non è isolato e si ricollega ad un’altra aggressione subita pochi giorni prima, sempre dalla stessa imbarcazione, questa volta però addirittura da parte della guardia costiera libica.
Episodi del genere sono all’ordine del giorno in acque internazionali, fin qui nulla di strano, ma la cosa preoccupante è che una nave battente bandiera Italiana possa essere oggetto di minacce ed attacchi in acque territoriali straniere senza una minima reazione da parte della nostra classe politica, totalmente disinteressata (e incapace) nel reagire. Il fatto poi, che quest’ultimo episodio sia legato in qualche modo alla Turchia, paese alleato NATO nonché aspirante all’ingresso in Unione Europea, rende il tutto ancora più grave e grottesco.
La strada da seguire però è semplice, risulta essere la stessa già tracciata nei millenni: si può tornare potenza solo se si è in grado di rispondere agli attacchi altrui, e per una penisola come la nostra solo se si è in grado di controllare il sempre tanto agognato “Mare Nostrum”, non capirlo equivale a condannare la nostra nazione ad una sudditanza in balia dei capricci altrui.
I tempi in cui il mare si poteva “dominare” ovviamente sono ormai passati, al giorno d’oggi, però è comunque possibile amministrarlo grazie a un costante lavoro, mediazione, e, perché no, anche un pizzico di palle in più. Il giorno in cui il nostro paese riuscirà a capirlo, anche se sarebbe più giusto dire, ricordarselo, allora potrà sedersi ad un tavolo e battere i pugni. Nell’attesa e speranza che ciò accada non ci resta che continuare a combattere duramente chi, invece di fare gli interessi del proprio paese, preferisce sproloquiare di qualunque altra cazzata per agevolare gli interessi degli altri.
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