Di Clara
Molti sostengono da sempre che il vinile sia meglio del CD, ora però da qualche anno ormai sembrerebbero confermarlo anche i numeri in quanto il breve periodo di tempo che avrebbe potuto segnare una moda passeggera sembrerebbe essere stato largamente superato
Un distacco esponenziale che avanza di anno in anno, senza accennare arresti, basti pensare che solo in Italia i profitti ricavati dalla vendita dei vinili sono circa il 121% in più rispetto allo storico nemico. Secondo i dati FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), infatti, quest’ultimo riscontra addirittura un calo di vendite del 6% rispetto a sé stesso nell’anno precedente, dato da inserire a sua volta in un trend generale, comunque discendente.
Una grande rivincita iniziata circa 30 anni dopo il lancio sul mercato dei CD, evento che sembrava avrebbe portato ad essere per sempre un ricordo il buon vecchio LP. Solo che ora la storia è decisamente cambiata, infatti LP e CD sembrerebbero essersi ritrovati alleati in una nuova barricata: quella della Copia Fisica contro la Copia Digitale. In fondo si sa, la vita riserva sempre sorprese inaspettate.
Secondo i dati, quindi, sembra legittimo poter parlare anche di una piccola vittoria per la barricata delle Copie Fisiche, in carne ed ossa, rispetto all’irraggiungibile colosso della musica in streaming, rappresentata principalmente da Spotify, Amazon ed Apple Music, oltre che dal più scomodo ma ormai intramontabile YouTube.
Una sfida indiscutibilmente impari, ma ogni giovane che acquista una copia fisica è un giovane che probabilmente può capire il reale valore della musica rispetto ai coetanei assopiti nel telefono da musica che neanche gli piace troppo ma che va in tendenza.
Contro questa società estremamente liquida, per fortuna c’è ancora chi vuole emozionarsi nell’azionare la leva del giradischi, nell’osservare copertine create in collaborazione tra musicisti e illustratori, conosciuti o meno. Insomma, “vivere” ciò che si è comprato con sforzi e sacrifici personali o di chi ci sta intorno e non un semplice abbonamento mensile che sì offre molte, quasi infinite possibilità, ma che non sopperirà mai al bene materiale (oltre che a una migliore qualità sonora, che però nella maggior parte dei contesti risulta relativo) del disco fisico. Ed è proprio qui forse il vero punto di svolta sulla questione Copia Fisica vs Copia Digitale: il valore di ciò che si è comprato con degli sforzi.
Il vero problema portato dall’avvento del digitale, infatti, non è certo l’eventuale morte del collezionismo, quanto più la morte della musica. Infatti, questa estrema facilità nel poter ascoltare ogni genere di musica in ogni singolo momento ha portato il mercato a pretendere sempre di più dai musicisti perché ci si stufa molto pima di un album pagato all’interno di un abbonamento mensile piuttosto che di un CD pagato 15€. L’estrema pressione porta inevitabilmente il livello della musica a calare dato che se prima i tempi concessi andavano da 3 a 5 anni ora 2 sono già una follia e c’è il rischio che il pubblico si dimentichi dell’artista.
È chiaro ormai che questo esempio poi può essere trasportato in tutto quanto il resto, fondamentalmente tutto ciò che ci serve è disponibile nel nostro telefono, ma per fare alcuni esempi: foto, numeri di telefono, musica e addirittura le partite di calcio.
Forse almeno per qualche momento, quindi, sarebbe utile tornare all’analogico e più in generale al fisico, non solo in un’ottica “vintage”, ma come qualcosa che si può toccare con mano e non semplicemente avere all’interno di un dispositivo digitale. Pensiamo altrimenti alle emozioni che può provocare magari una foto dei nostri genitori alla nostra età, magari un po’ rovinata e sfocata, insomma visibilmente vissuta. Per non parlare infine delle sensazioni che offre parlare con una persona, sentire la sua voce senza filtri, guardarla ridere direttamente per uno scherzo e bere qualcosa in compagnia, piuttosto che comunicare per messaggio o l’imbarazzo dei silenzi in una fredda videochiamata.
Ovviamente, poi, non ci sono solo lati negativi nella tecnologia, collegare persone che si trovano davvero distanti migliaia di chilometri semplificando il lavoro di lettere postali o del “piccione viaggiatore” è veramente una gran cosa, allontanare però chi è vicino non lo è.
Per fortuna ci sono ancora molte persone legate al valore e alla fisicità delle cose, rinunciando magari a un po’ di comodità e probabilmente in una visione un po’ più romantica, il rilancio del vinile potrebbe rappresentare un piccolo esempio di ribellione all’atomizzazione dell’individuo.
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