Di David

A chi non è mai capitato, nella sua infanzia, di sentire una storia ambientata in una nazione lontana, governata da un tiranno con il pugno di ferro, per poi venir liberata dall’eroe degli oppressi? Favole che avevano il loro fascino all’epoca, ma che adesso appaiono troppo infantili e fantasiose; eppure c’è a chi piace proporre questa storiella nella vita reale. Stiamo parlando infatti di Aleksej Navalny che, citando un qualsiasi giornale mainstream, è “un avvocato, attivista anti-corruzione, membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa, leader e fondatore del Partito Democratico del Progresso – Russia del futuro, nonché il più accanito critico di Putin e del suo Governo”.

Quindi appare chiaro come si abbia da un lato uno spietato oppressore, Vladimir Putin, e dall’altro lato un eroe del popolo, appunto Navalny, il quale si batte per liberare il popolo russo dal suo spietato tiranno. Ma chi è veramente Aleksej Navalny e perché piace tanto ai giornali occidentali?

Navalny, blogger russo di 44 anni, già nel 2005 con la fondazione del partito “Democrazia Alternativa”, era entrato nelle grazie degli USA con le sue idee globaliste ed europeiste, ricevendo fondi dalla ong americana NED (National Endowment for Democracy), a sua volta finanziata dal Congresso degli Stati Uniti d’America, come riportato sul sito stesso della ong. Un vero paladino del popolo. Nel 2007 viene espulso dal partito Yabloko a seguito delle sue dichiarazioni xenofobe, islamofobo e per il suo odio verso i lavoratori ed immigrati asiatici della Russia e dopo aver preso parte a diverse marce della destra nazionalista. Nel 2013 Navalny è stato poi arrestato per appropriazione indebita di mezzo milione di dollari, cavandosela con un solo giorno ai domiciliari. Sempre nello stesso anno insieme al fratello Oleg, ha subito un’altra condanna per frode e appropriazione indebita, mentre l’anno successivo è stato condannato per truffa e riciclaggio.

Ad oggi è considerato il principale oppositore di Putin dalla gran parte dei media internazionali, nonostante che un sondaggio dell’agenzia indipendente Levada Center nel luglio 2020 il suo effettivo livello di popolarità fosse del 2%.

Navalny è entrato però a gamba tesa nei notiziari americani ed europei a seguito del presunto avvelenamento del 20 agosto 2020 con come mandante lo stesso presidente russo. Premesso che ci sono molti punti di luce e ombra (vi rimando a questo articolo del Primato Nazionale https://www.ilprimatonazionale.it/esteri/caso-navalny-blogger-anti-putin-davvero-avvelenato-165645/), l’esercito dei buonisti non ha esitato a criticare ancora una volta Vladimir Putin e di esaltare la figura di Navalny che nel mentre, tornato in Russia il 17 gennaio 2021, viene arrestato e processato il 2 febbraio con una condanna di tre anni e cinque mesi di carcere.

Le rivolte scoppiate a seguito del suo arresto, nonostante molto ingigantite dall’Occidente, lasciano intendere di come la politica interna di un paese possa essere condizionata da una propaganda globalista sempre più crescente sui social, che va a traviare completamente la visione del mondo dei più giovani, mostrando l’infallibilità del sistema americano e che tutto ciò che non gli corrisponde è un male. Ma l’obiettivo degli analisti di Biden, in particolare il nuovo direttore della CIA William Burns grande specialista del focus Russia, scelto sicuramente per questo, non è tanto esaltare la figura di Navalny, il quale non è un leader politico. Il loro obiettivo rafforzare un clima di caos interno in chiave anti Putin, scomodo per aver riportato la Russia in una posizione di rilievo (e pericolosa per l’imperialismo americano) dopo il crollo dell’URSS.