Di Libero
Dopo aver passato questi mesi tra sagome di cartone, cori registrati ed altre vergognose brutture, negli ultimi giorni per ogni tifoso si era riacceso un barlume di speranza nell’attesa di nuove regole riguardo la possibilità di poter tornare allo stadio.
La speranza di cui sopra si è smorzata immediatamente leggendo le nuove disposizioni del Ministero dello Sport in materia di riapertura degli stadi, se così si può definire, che consentirebbero l’ingresso di 1000 persone a partita per quanto riguarda la massima serie, mentre per le serie minori ancora non vi è nessuna indicazione che permetta l’ingresso, nemmeno contingentato, dei tifosi.
Queste decisioni hanno scatenato la reazione di tutto il mondo ultras e del tifo organizzato, che ne contesta l’ingiustizia e l’irrazionalità; si pensi ad uno stadio come San Siro dove la distanza interpersonale di un metro si potrebbe mantenere anche con un numero di tifosi molto maggiore vista la capienza di più di 80.000 posti.
Queste nuove decisioni sono l’ennesima spallata ad un ambiente già da anni vessato da restrizioni sempre più proibitive e liberticide, poiché, ora più che mai, viene meno quel carattere popolare che ha reso lo stadio un punto di aggregazione trasversale, facendolo diventare invece un luogo elitario riservato a pochi, uccidendo, di fatto, il tifo.
Inoltre l’aver ignorato, come spesso accade, tutte le serie minori, va a danneggiare ancor di più tutte quelle piccole realtà che non avendo grandi sponsor hanno bisogno degli introiti generati dagli ingressi allo stadio.
Tuttavia le grandi società, le tv, gli sponsor strizzano l’occhio a tutto ciò poiché così facendo lo sport ed il calcio in particolare diverrebbero sempre di più solamente un business senza più diversi preoccupare di contestazioni, gruppi ultras, ecc… Infatti il nuovo tifoso ideale, secondo le logiche del calcio di oggi, dovrebbe essere un docile agnellino senza passione, a cui interessa solamente di poter vedere la partita in 4k.
Anche il concetto stesso di stadio sta cambiando e si sta orientando verso un modello americano dove lo stadio diviene una sorta di centro commerciale e la manifestazione sportiva, come tutto ciò che le gravità attorno, diventano semplicemente elementi accessori.
Ma ha ancora senso parlare di tifo, stadio e curve nell’era delle pay-tv e dello streaming? Ha senso percorrere chilometri e chilometri per andare a sostenere la propria squadra quando possiamo comodamente assistere alla partita dal divano di casa?
Si, assolutamente! Il tifo infatti nasconde sotto quell’aria un po’ grezza e superficiale un’etica ed un insieme di codici e valori rari da trovare, specialmente nel mondo di oggi così scarno di princìpi e di virtù.
Il Covid, quindi, con tutto ciò che ne è conseguito, è stato l’assist perfetto per chi, come detto, vuol fare dello sport una mera questione d’affari a discapito dei tifosi.
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