Di Bologna
Immaginiamo l’atmosfera di un’intensa partita a scacchi. I giocatori sono concentrati, col capo chino sulla tavola a quadri. Muovono in sacrale silenzio quei guerrieri immaginari di cui loro per quei minuti sono i condottieri. Ma ad un tratto una campanella suona e scandisce il momento per il generale di scendere in campo in prima persona, come nelle romantiche contese a singolar tenzone con cui ci hanno viziato i poeti da Omero ad Ariosto.
Ecco dunque che questi si alza dal proprio scranno, indossa l’armatura (i guantoni), cala l’elmo sul viso (il paradenti) e, dopo un saluto rispettoso all’avversario, si getta nella mischia.
Ecco spiegato in poche parole il Chess Boxing, uno sport combinato che unisce, alternandoli, la strategia razionale degli scacchi allo scontro nobile e virile del pugilato.
Il tutto avviene in maniera estremamente dinamica e veloce. Quattro minuti davanti al campo di battaglia immaginario per poi passare tre minuti nella mischia vera e propria a suon di ganci, il tutto per un massimo di undici riprese, separate da un minuto di pausa ciascuna.
Vince chi manda a k.o. sul ring il proprio avversario o chi arriva a neutralizzare il Re nemico sulla scacchiera. Insomma, una vera e propria guerra medievale.
Gli scacchi, o quantomeno una loro versione più Occidentale, erano infatti molto amati anche dagli antichi vichinghi che li conoscevano col nome di Hnefatafl.
Si potrebbe passare dal ring ad una sala grande di una Scandinavia ormai passata, dalle urla dei tifosi agli schiamazzi di guerrieri che festeggiano una vittoria o brindano alla divinità del Tuono. La scena rimarrebbe invariata.
Non era raro che durante i tanto amati banchetti, gli uomini del Nord si cimentassero in questi appassionati scontri tra pedine che, conditi da diverse bevande e da qualche parola di troppo, potevano sfociare in vere e proprie scazzottate per poi tornare orgogliosi a giocare la propria partita pur di sconfiggere l’avversario sui quadretti della tavola non meno che procurandogli un occhio nero.
Insomma questo Sport decisamente nuovo (i primi incontri si sono tenuti nel 2003, il che lo rende rispetto ad altre discipline praticamente un bambino) ha in realtà un odore ben più antico. Un odore che ricorda canti sguaiati di eroiche gesta davanti ad un buon idromele.
È bello pensare che sia anche questo a portare così tanta gente a seguire dal vivo questi incontri. Un richiamo atavico e ancestrale che conduce l’uomo indietro sui propri passi, ad un’epoca in cui non eravamo assuefatti dalla tecnologia ma il divertimento di una serata era dato da una partita a scacchi per poi, perché no, menarsi in compagnia.
Che sia questo davvero ciò che sprona la gente ad amare questo sport? Non lo sappiamo, ma sicuramente non si può non apprezzare questa vittoria “dell’Odio Medievale” sulla ormai imperante modernità.
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