Di Zippo
Alla fine del Kali Yuga c’era una cosa che ci potevamo risparmiare. La crociata contro il Porno.
Porno ed erotico non sono la stessa cosa. E questo è il primo problema perché nell’epoca della semplicità ad ogni costo siamo obbligati a fermarci un attimo e ragionarci su. Il secondo problema è che la loro differenziazione è affidata ad una sottilissima cortina percettiva sottile o robusta quanto più sottili e robuste sono le vostre personalissime inclinazioni ed il contatto che voi stessi avete con il vostro Se sessuale. Il terzo è che erotismo e porno vanno spesso e volentieri di pari passo. Anzi, potenzialmente, dovrebbero farlo sempre a mio avviso.
La cosa che non capisco è come si possa coscientemente erigere a bersaglio un’entità inerte. “La gente”, “i politici”, “il calcio”, “il porno” sono non esseri in quanto esistono come significanti o referenti di un insieme che deve necessariamente essere abitato da delle entità che di esso ne contribuiscano a formare il corpo, il significato.
Il Porno funziona da negativo della nostra società. Va ragionato per il suo inverso. Esiste perché esiste il suo contrario, che è accettato e palese e che lo relega nel recinto del “proibito”, delle “cose zozze”.
Il problema al massimo è il porno fuori dal porno. Aprite Youtube, guardate l’ultimo video di una qualsiasi delle starlette del hip hop, cercate uno dei primi video della povera Britney Spears, fissate la sua studiatissima ed ammiccante prossemica labiale. Il vero attentato è, al massimo, la “pornografizzazione” della società. Se ogni pubblicità che mi deve convincere a mangiare un gelato mi convince in realtà a farmi fare una fellatio forse li c’è il problema. Posto che il colesterolo uccide e la fellatio no….almeno non con la stessa frequenza.
Ma tale crimine vede al banco delle parti lese anche la stessa pornografia, rapita dal suo habitat convenzionale, sia esso il raccoglimento personale a scopo di svago, o il macista ludibrio da spogliatoio del calcetto. In ogni caso situazioni circoscritte e ben caratterizzate. La grande verità è che il Porno vive di identità. L’identità, quindi la consapevolezza di Se, sono l’unica lente con la quale si può decriptare il linguaggio erotico/pornografico, la struttura stessa dei siti, mezzo ormai egemone della fruizione pornografica, ne è la più palese dimostrazione. L’unica cosa che non deve succedere è abbattere il recinto che lo caratterizza come cosa altra rispetto al consueto. L’eccezione che accredita la norma.
Il porno, per assurdo, è libero. Perché può fare quello che oggi, in pubblico, nel mondo “normale” noi non potremmo mai fare. Provate a dire, in un contesto serio, frasi come: “La Milf di Mario ci ha preparato una spremuta”, oppure: “Sono uscito con una ebony ieri”. A parte gli inconsapevoli boomer, tutti gli altri cominceranno a guardarvi male.
Certo non vanno confusi i piani. Il porno è una cosa, l’industria del cinema pornografico, la cosiddetta adult industry, è un’altra. Ma anche su questo piano cercando un nuovo nemico se ne incontrerebbe invece uno vecchio e ben noto. L’apparato digerente della società del consumo. Il capitalismo. L’industria del porno fa schifo. Ed è colpa del porno? L’Ilva di Taranto uccide i suoi operai a decine ma era veramente colpa dell’acciaio? Intendo è colpa di quella lega di ferro con il 2,6% di carbonio dentro?
Da attori sconosciuti si guadagna poco per ruoli di merda. Be “welcome in the business”. Stallone vendette il suo cane per sbancare il lunario prima di ingranare. Come i recenti scandali di Hollywood sembrano suggerire pare ci sia una potente lobby che determina le politiche del mondo del cinema. I suoi membri spesso sono accomunati da un’identità radicale ben specifica. Questa lobby detiene un controllo piuttosto rilevante sull’industria dell’intrattenimento audiovisivo tout court, porno compreso. Ma questo è un buon motivo per attaccarlo o invece si dovrebbe denunciare la prepotenza di tale casta?
Siamo la folla urlante con le fiaccole che assedia il mostro mentre il dott. Frankenstein è incolume nel laboratorio. Nel senso perché prendersela con la creatura piuttosto che con il creatore? In più questo ragionamento presuppone il fatto che una tale creatura, il Porno, sia diventato o sia stato creato come mezzo per veicolare dei messaggi più o meno subliminali atti a modificare le tendenze, financo sessuali, di una popolazione. Ora, siccome tutti gli strumenti della contemporaneità sono infettati da questo utilizzo è chiaro che persino nel Porno ci sia qualcuno che abbia questa tendenza. Ma è un motivo sufficiente per abbandonare il campo all’avversario? Siamo sicuri che sia peggio che un 18enne si conceda una fugace evasione su di un video hard piuttosto che assista a ore e ore di “rieducazione” mondialista palese, pubblica, accettata e ben sponsorizzata? Secondo me il vero “Porno” (se con questo termine si vuole intendere pericolo e cattivo gusto) è cambiare il colore del protagonista di un film storico. Come nel caso del “Troy” di Bbc e Netflix in cui i ruoli di Achille, Patroclo e Zeus sono stati assegnati ad attori di colore. Il vero “porno” è un video di Elettra Lamborghini che agita le sue chiappone sul cofano di una macchina. Il vero “porno” è l’ostentazione applauditissima della drug culture. Siamo al punto in cui un teenager per farsi una “pippa” si deve nascondere come un tossico e i tossici riempiono gli stadi di teenager. E’ chiaro che ci si sta sbagliando.
Si sente dire: “La pornografia è una prigione mentale”. Come?
L’esplorazione della sessualità credo rientri un un processo di identificazione di Se e quindi di edificazione della propria identità. Se oggi si ha la possibilità di farlo guardando un contenuto audiovisivo di qualche secondo non credo sia un problema. Il problema è cosa si sceglie di guardare. Parliamoci chiaro: se guardi materiale pedo-pornografico hai un problema e sei un problema, e citerei la famosa battuta del saldatore di Marsellus Wallace in quella famosa scena di Pulp Fiction. Se la tua cronologia video è piena di cose orride con arti mutilati e schifezze varie forse devi interrogarti sulla tua sessualità. Ma se sei uno dei centinaia di migliaia di fruitori “normali” di Porno, quelli cioè che si possono spingere al massimo ad una Gang Bang, ad uno scambio di coppia, o ad un esotismo inter-razziale, non credo che ci sia bisogno di farti sentire un mostro o che tu ti stia trasformando in un agente del mondialismo.
Il problema del secolo sono le “patie”. Gli eccessi. Fumi mille sigarette, finirai male. Gratti cento “grattaevinci” sei ludopatico, hai azzerato la tua vita sociale in attesa che la tua pornostar preferita “uploadi” il suo ultimo sforzo creativo, hai un problema. Ma non è il Porno, sei tu. Se sei grasso puoi incolpare la tiroide, le ossa grandi, la palestra troppo lontana da casa ma non certo il pasticcere che sbanca il lunario.
In poche parole dobbiamo tornare ad essere padroni di noi stessi. Dominarci per dominare il mondo che ci circonda.
Il porno, è un’evasione limitata, un’escursione in una zona d’ombra del nostro essere più animale (quindi più antico) . L’antidoto è l’essere centrati, come sempre. L’orribile palinsesto della tv ti ha costretto a vedere un programma spazzatura. Perché non hai aperto un buon libro? Le pratiche raffigurate nel Porno ti fanno inorridire? Pensa, puoi liberamene uscire da quel sito che stai guardando (poi ci spieghi come c’eri arrivato) e andare a correre al parco. Oppure navigare verso acque a te più consone e sollecitare le tue endorfine con filmati che incontrino il tuo gusto.
La domanda che mi pongo è sulle nuove generazioni, ma purtroppo è presto per avere effetti analizzabili. La generazione digitale, quella a cui i genitori hanno messo in mano un tablet, uno smartphone, un pc, una Playstation etc… come reagirà alla pornografia on line?
Cerco di spiegarmi. “Un mio amico” nato nel 1987 per poter fruire di materiale pornografico nei primi 2000 doveva trovare una scusa per farsi dare dei soldi o metterli da parte appositamente, uscire di casa, raggiungere a piedi un giornalaio presidiato quasi certamente da uno che vendeva il quotidiano al padre ogni giorno, sbirciare il reparto hard, comprare un prodotto del suddetto reparto – e non sto parlando di shopping on line parlo di guardare negli occhi l’edicolante – poi occultare il prodotto, dirigersi verso un luogo sicuro magari in compagnia di un coetaneo complice/socio finanziatore e leggersi la rivista ritagliandosi quel minimo di privacy necessaria a completare l’operazione. Più o meno era lo stesso con i Vhs a noleggio.
Se riuscivi a fare questo potevi anche rapinare una banca. A 16 anni ci volevano le palle. Quando è arrivato internet è stato pure peggio. A, perché le riviste del giornalaio sono morte e B, perché le connessioni dell’epoca erano un tantinello rumorose e per nulla veloci. Molti si innamorarono dei pixel in quel periodo.
Tutto questo per dire che il Porno per alcune generazioni ha rappresentato un pezzo di quella “infrazione” necessaria per costruirsi una personalità autonoma. Insomma se non “fate i nomi” dei vostri complici di fronte ad una madre che ha scoperto il vostro “archivio segreto” siete veramente uomini d’onore, anche se non siete ancora uomini. Ora i ragazzi che possono accedervi dallo smartphone come faranno a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”?
Io però non voglio arrendermi all’ineluttabilità dell’impatto col porno. Perché dovrei abdicare alla possibilità di affrontare l’argomento con mio figlio? Perché consideriamo il porno in maniera così fatalista? Certo se stesse giochicchiando con la spoletta di una granata a frammentazione mi tufferei a strappargliela dalle mani, “imbruttendolo” per il mortale rischio corso. Ma se, per caso, dovesse incappare in un contenuto “a luci rosse” non sarebbe una buona occasione per affrontare l’argomento? Anzi il sesso in generale?
Si dice: “Siamo una società che non fa sesso”. Siamo chi? Noi italiani? Ma non stavamo erigendo una pira per ardere uno degli ex capi di governo perché scopava troppo?
Dice: “La pornografia è sesso sterile”. Invece la precarietà della società, l’economia usuraia, lo schifo delle nostre città ti invogliano a fare figli a nastro?
Dice: ”La pornografia riduce l’aggressività e la creatività”. Cavolo siamo nel 50ennio che ha visto più guerre di tutta la storia umana costruendo le armi più creative e distruttive in assoluto!
Dice: “Il porno propone un’immagine lesiva della donna ed incoraggia cliché sessisti”.
Il professore e la studentessa, il capo ufficio e la tirocinante, il meccanico e la ragazza che non sa cambiare le candele. L’archetipo di “supremazia maschile” è vecchio quanto il mondo ed è nato quando, in pieno pleistocene, il primo Smilodonte si è palesato dinanzi la soglia della caverna e l’uomo è corso a prendere la lancia per affrontarlo e la donna ad accendere il fuoco per cucinarlo. Perfetta divisione dei compiti, collaborazione ed efficacia, nessuna “pippa” mentale all’epoca, forse si parlava meno e si scopava di più. E comunque di tutto questo, dato che il mercato tende a saturare tutti gli spazi, esiste l’inverso con prospere professoresse che si trastullano con “malcapitati” (?) studenti, matrone che costringeranno costernati idraulici a interessarsi a ben altre tubazioni e poliziotte che perquisiranno approfonditamente i loro sospettati etc etc…
Perché l’eccitazione deriva da questo, la trasgressione del tabù sociale. Quindi se ancora funziona questa trasgressione nel Porno significa che fortunatamente ancora reggono certi tabù nella società.
In più il Porno è l’ultimo regno in cui non sia vietato essere razzisti. Senza rischiare di essere messi alla gogna da una Boldrini qualsiasi potete selezionare il colore della pelle del vostro beniamino a luci rosse. E attenzione, potete anche cercare per colori, non serve essere politicamente corretti.
Anzi le sue lande sono ben divise sopratutto dalle linee razziali che si incontrano e si scontrano in uno stadio di pura finzione. Si esatto. Se c’è una telecamera significa che è fiction, per questo si chiama set, per questo c’è un regista, per questo non dovrebbe costituire un problema. A meno che domani non mi presentiate i membri della cosca mafiosa che avete costituito dopo aver visto il Padrino, non mi offriate una cena a base del vostro odiato vicino dopo aver visto Hannibal&co, non mi portiate con voi a combattere il crimine dopo aver visto Batman o pellicole simili di alti “collaboratori di giustizia”.
Persino se una “minoranza cromatica” pensasse di dimostrare qualcosa producendo del porno di rivalsa dove “scopando” rivendicare un affrancamento dalla presunta subordinazione sociale non farebbe altro che certificare la sua miseria. Nella realtà sei zero e fai il grosso nei film. Bello sforzo, paghi pure.
Certo anche nel porno, da qualche tempo, è arrivata una certa politica a rovinare tutto. Ma sta a noi evitarla, emarginarla. Se invece, nel terreno della trasgressione per eccellenza cominciamo a rispondere alle provocazioni che imperano nel mondo “normale” perderemo.
Cadremo nella trappola della minoranza aggressiva che ci ha costretto, e ci costringe, a parlare sempre di lei, a fissare il suo minuscolo abisso mentre lei guarda il nostro immenso mondo, un 1% eccezionale che ha preso in ostaggio il 99% normale e lo domina perché quest’ultimo, è per denunciarlo è per supportarlo, in una strabiliante sindrome di Stoccolma, sta sempre a parlare di lui, quell’1%.
Certo anche nel Porno si annidano “i cattivi”, “gli innominabili”, “i deviati”, come ovunque ormai, ma questa è una buona scusa per abdicare a quella rappresentazione della pulsione erotica ed eroica che ha sempre fatto vibrare le corde del più profondo animo umano? Se si, lasciamo ai “cattivi” tutto. La scuola, il cinema, il teatro, la musica etc tanto sono ovunque.
L’importante è non essere passivi. Nel senso non limitarsi al voyeurismo. Avere le palle di attraversare un locale pieno di gente per invitare sulla pista da ballo la ragazza che vi piace, saper regalare un fiore, saper sostenere una conversazione interessante con Lui/Lei che volete conquistare, saper “scopare“.
Comunque è notte fonda, anzi albeggia. A quest’ora ci sono solo due cose da fare. Una è dormire l’altra la capite da voi.
L’argomento è molto vasto e merita di essere affrontato perché il farlo ci porterebbe ben lontano e susciterebbe l’attrazione sana alla complessità. Ma forse anche la complessità è diventata “porno”. Fare il censore o il moralista è un ruolo che mi astengo dall’interpretare. Le partite, sopratutto quelle d’ordine etico e morale, si vincono sul campo dell’Esempio, non a tavolino. Ma sembra che ad oggi questo sia uno sforzo enorme.
Ed allora siccome io sono stanco “di farmi scavalcar da tutti il cervello e il cuore” vi seguo, raccogliendo per strada dei sassi, in attesa di scagliarli contro il microonde quando, appena avrete finito di guastarci la festa, giungerà la sua ora.
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