Di Eugenio
Nel 1918, appena all’indomani della disfatta di Caporetto, proprio sul Piave gli austriaci avevano sferrato il duro attacco che aveva dato inizio alla battaglia del Solstizio. La piena del fiume, però, aveva arrestato l’esercito nemico permettendo alle forze armate italiane di organizzare una resistenza. E fu proprio in questo momento storico del conflitto che venne redatta la famosa canzone del Piave, precisamente nel giugno dello stesso anno. Fu così che l’importanza della stessa canzone ebbe un’importanza significativa nel corso della guerra e non solo. La canzone del Piave, nota anche come Leggenda del Piave, ebbe un successo immediato, il generale Armando Diaz si complimentò direttamente con l’autore, noto con lo pseudonimo di “E.A. Mario”, per l’effetto positivo che aveva avuto sulle truppe e sull’intera nazione. «La vostra leggenda del Piave al fronte è più di un generale!», scrisse Diaz a Gaeta.
I fatti storici che ispirarono la canzone risalgono al giugno del 1918, quando gli austriaci decisero di sferrare un grande attacco, ricordato come la battaglia del solstizio, sul fronte situato sul fiume del Piave per piegare definitivamente l’esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. L’esercito austriaco si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Montello, ma fu costretto ad arretrare a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio l’orgogliosa controffensiva dell’esercito italiano che costrinse gli austro-ungarici a ripiegare. Il 4 luglio del 1918, la 3ª Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante la battaglia morirono 84.600 tra i più valorosi militari italiani e 149.000 austro-ungarici.
L’autunno nero di Caporetto era alle spalle e gli austriaci avevano appena perso la battaglia del solstizio. La piena del fiume Piave che travolgeva i nemici ispirò i primi versi della canzone. Rievocavano l’inizio della guerra nel 1915: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il ventiquattro maggio”. E il Piave chiude ciascuna delle tre strofe e della quarta, aggiunta dopo al semplice e marziale brano in fa maggiore.
In occasione dell’offensiva finale italiana dopo la battaglia di Vittorio Veneto, nell’ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri, in parallelo con la delicata situazione politica in corso nell’Impero austriaco, l’esercito austro-ungarico si disgregò rapidamente grazie all’ormai convinzione dei soldati italiani nel distruggere qualsiasi ostacolo che li separasse dalla vittoria finale.
Oggi, 24 maggio 2020, è ancora così importante la battaglia del solstizio perché ci fornisce l’esempio più puro d’amor di patria. Subito all’indomani della conclusione della prima grande guerra, migliaia di giovani ancora una volta guidati dai loro arditi – a seguito dell’ignominia della cosiddetta vittoria mutilata e della situazione politica economica e sociale in cui verteva l’Italia – si riorganizzarono e decisero di marciare ancora una volta per dare un futuro alla nostra Nazione.
Un futuro ben lontano dall’ombra che il comunismo gettava all’ora sul Paese, così il 23 marzo del 1919 a Milano vennero fondati i Fasci italiani di combattimento che dì li a poco avrebbero costituito quella che ad oggi rimane “la più audace, la più mediterranea ed europea delle idea”, l’unica idea che seppe attuare una vera e propria rivoluzione in Italia.
Perciò con fermezza possiamo ribadire che ad oggi gli eroi del Piave, cantati da quella meravigliosa canzone, rimangono l’esempio più puro di coraggio e giustizia, un esempio da cui dobbiamo categoricamente attingere se vogliamo dare una speranza di rinascita al nostro Paese. Facciamo sì che ogni giorno per noi ragazzi del Blocco Studentesco sia la battaglia del solstizio e che sia in ogni momento per la gioventù della nostra nazione il 24 maggio.
“No! disse il Piave. No! dissero i fanti,
Mai più il nemico faccia un passo avanti!”
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