Di Sergio
Il fatto risale a dieci giorni fa. L’11 maggio 2020, ad Harnosand in Svezia. Tommie Lindh, diciannove anni, viene pugnalato a morte da un sudanese. Normale episodio di cronaca? Non proprio. Infatti, il giovane svedese non è inciampato per caso sulla lama di Abubaker Mohamed per rimanervi ucciso. Tommie interviene quando si accorge che il gruppo di sudanesi imbucati ad una festa hanno deciso di alzare il tiro, puntando allo stupro di una ragazzina quindicenne. Nessuno si è reso conto di nulla, nessuno tranne il giovane ragazzo. Preoccupato dalle grida della giovane o per altri motivi, si scaglia contro il gruppo cercando di salvare la ragazza. Mohamed, in quel momento, estrae un coltello e pugnala il giovane lasciandolo semi morente a terra in una pozza di sangue. Dopo essersi liberati del ragazzo, il branco sudanese continua a violentare la ragazza, per la seconda volta, mentre il panico si diffonde alla festa.
Pochi ne hanno parlato, è una storia passata in sordina. Perché se a stupire è l’atto di coraggio spassionato di un diciannovenne, a stupire ancora di più è il silenzio assordante dei media, dei giornali, delle televisioni. Un atto di coraggio merita eco? Secondo noi, sì. A prescindere da chi lo compie, a prescindere dai colori di pelle e soprattutto dai colori di partito. Eppure non tutti la pensano così. Il gruppo di immigrati sudanesi e la scelta di Lindh di iscriversi all’Alternative for Sweden sono gli ingredienti perfetti per un insabbiamento in piena regola. Troppo per i giornali liberal-progressisti, troppo per il globalismo imperante. Vorreste fare di un nazionalista svedese un eroe? Non se ne parla, ovviamente. È una storia che si ripete da anni, la copertura costante degli immigrati sotto la campana di vetro politicamente corretta. Vi ricordate degli stupri di Colonia? Vi ricordate di Ebba Akerlund? Era una bambina di undici anni, sempre svedese, che fu investita dal camion guidato dal trentanovenne uzbeco Rakhmat Akilov, la cui domanda di asilo politico era stata da poco rifiutata, che dichiarò di aver agito per vendicare i bombardamenti contro l’Isis in Siria. Vi ricordate i saccheggi alle banlieu parigine? Insomma, le vittime dell’integrazione non sono contate, non valgono nel computo dei pro e contro dell’immigrazione.
Per Tommie non ci saranno le lacrime della Bellanova, nemmeno una foto girerà tra le tv, come invece furono fatte girare quelle dei bambini, messi in posa in Siria, per giustificare gli attacchi terroristici dell’alleanza atlantica contro una nazione sovrana. Se la vittima è un maschio, bianco e nazionalista non importa, non vale, è un bug del sistema che deve essere subito rimosso. Vi immaginate cosa sarebbe successo se i ruoli fossero stati invertiti? Se un sudanese fosse morto cercando di evitare uno stupro di un branco bianco e xenofobo? Probabilmente avremmo avuto settimane di interrogazioni parlamentari, televisioni piene di opinionisti pronti a gettare veleno sulle opposizioni, librerie piene di un nuovo libro sul pericolo populista. Vi immaginate Berizzi che invece di Educazione di una fascista, si mette a scrivere Educazione di un immigrato? Assurdo anche solo pensarlo, questa è l’Italia del pensiero unico, questa è l’Europa della grande sostituzione che agisce anche così, rimuovendo dall’attenzione le storie più scabrose. Orinaria amministrazione: meglio far vedere gli immigrati mentre puliscono un parco di periferia… meglio pensarli a lavoro nei nostri campi.
In questo momento storico, in cui la memoria e la storia hanno un unico interprete, dobbiamo affidarci a noi stessi se vogliamo che queste storie sopravvivano nelle menti e nei cuori degli europei che sono ancora in grado, e che saranno in grado di percepire le frequenze del sangue. Dobbiamo ricordare e portare vivo l’esempio di piccoli atti di coraggio, che nella loro semplicità, si fanno grandi e tengono a bada l’oscurità.
Molto spesso non ci rendiamo conto di cosa significhi mettere in pratica ciò che leggiamo: Tommie Lindh si è fatto trovare pronto quando la necessità lo ha imposto. Purtroppo non abbastanza pronto per salvarsi la vita, ma questo non importa. Di fronte ad un gesto di tale spontaneità e coraggio non possiamo che levare il nostro saluto verso Tommie, sicuri che le nostre schiere in marcia silenziosa accanto a noi si sono arricchite di una nuova anima.
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