Di Filippo
“Il mondo, o si perde, o si prende. Prendetelo!” scriveva nel libro Appello ai giovani europei Léon Degrelle, leader del rexismo ed ex combattente dalla parte sbagliata durante la Seconda Guerra Mondiale.
A chi è rivolta l’affermazione di Degrelle? È rivolta a noi giovani ma, attenzione, giovani non solamente per età anagrafica, bensì una giovinezza che va ben oltre la comparsa di qualche capello grigio o qualche ruga, una giovinezza che deve essere dell’animo, dello spirito, del coraggio, una giovinezza che caratterizza l’autore stesso, seppure il testo sia stato scritto all’età di ottantasei anni, che lo porta ad affermare: “Malgrado i nostri corpi invecchiati, se un’occasione di issare le nostre bandiere ritornasse a manifestarsi, noi ripartiremmo senza indugio verso il dovere, con lo stesso vigore, la stessa gioia e la stessa incollata risolutezza”.
Un appello, questo, che Degrelle rivolge a noi europei, non in quanto semplici abitanti dell’Unione Europea – guidata da funzionari accampati a Bruxelles dei quali spesso e volentieri non conosciamo i nomi né tantomeno i volti – ma europei di spirito in quanto condividiamo una cultura e una storia millenaria, oltre i Paesi e gli Stati riconosciuti, senza aver bisogno di una finta unione e di una moneta unica a legarci.
Giovani europei che avranno il difficile compito di compiere una rivoluzione che parta dall’arricchimento della propria cultura, poiché “ogni rivoluzione ricca è frutto di una lunga preparazione intellettuale”, quest’ultima più che mai fondamentale in questo periodo storico che viene definito da Degrelle come il secolo dell’élite, durante il quale la mediocrità non troverà posto, un secolo dove solo i più capaci saranno in grado di dirigere e cambiare la società.
Osservata con attenzione, la società contemporanea già mostra segni evidenti di collasso di ogni forma di moralità, di fede e ideale partendo dalla classe dirigente stessa: politicanti senza dignità di politici (da politikós, polítēs, ovvero cittadino), aggrappati alle loro poltrone unicamente per scopi egoistici pronti a tradire il proprio elettorato senza alcun tipo di remora o di morale.
A suggerire un rinnovamento profondo della futura classe politica che guiderà la società del domani è anche Dominique Venner che nel suo libro Per una critica positiva immagina la nuova élite come rivoluzionaria, composta da militanti non usciti da laboratori elettorali ma bensì sorti dalla lotta. Uomini nuovi, questi, in grado di vivere la politica come missione spirituale e dono di sé stessi, anche a costo di pagarne le conseguenze più estreme quali arresti, sevizie, galera, insulti, botte, l’indifferenza e l’insuccesso – conseguenze che Venner stesso pagò in prima persona in quanto scrisse il libro mentre era incarcerato per motivi politici – dimostrando di essere esempio vivente di capacità, tenacia e fedeltà.
Degrelle e Venner ci prospettano dunque un secolo nel quale dovremo essere preparati spiritualmente ed intellettualmente, un secolo che con lo stesso spirito ardente dei nostri antenati ci vedrà affrontare la sfida più difficile di tutte: il rinnovamento di una società disorientata. Stiamo attraversando un periodo di forte crisi per la nostra amata Europa, crisi dei valori ma anche crisi sanitaria senza precedenti dal dopoguerra in poi, dovuta al diffondersi della pandemia Covid-19.
In questo momento in cui siamo obbligati a restare chiusi in casa è bene tenere la mente occupata in ben altro modo rispetto ai nostri coetanei che come automi divorano la loro serie tv preferita o seguono sul social di turno la diretta del loro influencer preferito. Occupiamo il tempo libero leggendo, riscoprendo eroi, personaggi e uomini come Léon Degrelle e Dominique Venner, che non saranno due influencer di moda, ma che di certo non possono mancare come punti di riferimento e linee guida per tutti quei ragazzi e quei ragazzi cresciuti che rifiutano il pensa come vuoi ma pensa come noi che tanto piace alla nostra classe dirigente politica attuale.
È arrivato il momento di rispondere Presente! all’appello lanciato da Léon Degrelle: ne saremo all’altezza?
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