Roma, 27 dicembre – Le dimissioni dell’ormai ex ministro della pubblica istruzione Lorenzo Fioramonti sono giunte all’indegna conclusione di un mandato che, seppure breve, non è stato privo di strascichi distruttivi.

“Nella lettera – inizia la nota del movimento – che Fioramonti ha indirizzato al premier Conte, il grillino globalista ha spiegato come secondo lui bisognava rivedere l’IVA, anche lasciando l’aumento, per incassare i 2-3 miliardi che chiedeva per il suo ministero e che di fronte al blocco dell’aumento ha capito che non c’era volontà di fare maggiore gettito e dunque non ci sono più le condizioni per andare avanti. Già a metà dicembre, a Trieste, Fioramonti aveva manifestato apertamente il suo malcontento: ‘La scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza ma rappresentano ‘la linea di galleggiamento‘. Tredici giorni dopo quella affermazione, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti ha tirato le sue conclusioni”.

Conclusioni – continua la nota – degne del personaggio che avevamo tratteggiato ad inizio anno. Un uomo di sistema, che muoveva i suoi passi dove piovevano soldi. Ora, è inutile negare ciò che è palese: la scuola pubblica italiana ha bisogno di fondi, molti di più di quelli che consenta una manovra finanziaria ‘in regola’ con le direttive europee. Ma Fioramonti non sarà ricordato per le lodevoli parole spese per battere cassa, arrivate come quelle di un direttore aziendale che prende atto di non avere il capitale sufficiente piuttosto che quelle di un uomo preoccupato perché in Italia non si costruisce più secondo una visione a lungo termine, l’educazione delle future generazioni. Infatti, il caro grillino ha fatto giusto in tempo a giocarsi 1 milione di euro per la promozione dei ‘gender studies all’interno degli atenei italiani. Questioni di priorità…”.

Lo ricorderemo con una risata – conclude la nota – l’uomo della tassa sulle merendine, della cartina del mondo in ogni classe, dei gender studies e del curriculum sorosiano. È per questo che le sue dimissioni fanno ancora più ridere, e forse preoccupare per un suo riciclo ‘a sinistra’: Fioramonti è un uomo di sistema, che si è dimesso perché quel sistema che lui ha promosso, liberale e progressista, ha deciso che in fondo non è bene spendere troppi soldi sull’istruzione. Benvenuto nel tuo mondo, Lorenzo”.

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