Di Luca

Quest’anno in occasione del Giorno del Ricordo delle persecuzioni e dell’esodo degli italiani dell’Adriatico, ho voluto rendere onore alla loro memoria raccontando una storia, quella della famiglia Luxardo, una storia di coraggio e italianità.

La storia dei Luxardo rappresenta bene lo spirito degli italiani dell’Adriatico orientale ed è incatenata in maniera inscindibile con le travagliate vicissitudini politico-storiche di quel territorio.

Tutto ebbe inizio nel 1817 con Girolamo, produttore di funi Ligure, che si trasferì nella città di Zara per commercializzare coralli. Nel contempo la moglie di Girolamo, Maria Canevari, si dedicava alla produzione  casalinga di liquori. Ad attirare l’attenzione del marito fu il liquore al Maraschino che riscuotendo un particolare successo fra amici ed estimatori lo convinse ad investire per produrlo su scala industriale. Girolamo ottenne il ruolo di vice console del regno di Sardegna a Zara, ruolo che gli permise di intessere rapporti commerciali ed espandere l’esportazione del liquore, divenuto un’ eccellenza, anche all’estero.

L’esportazione dei prodotti Luxardo si spinse fino in Russia, Americhe, India, Australia oltre ad aver ottenuto l’esclusiva per la produzione del liquore di ciliegie direttamente dall’imperatore d’Austria.

La distilleria passò poi in mano al figlio Nicolò che prese le redini dell’azienda una volta tornato dal fronte russo dopo aver combattuto fra le fila della cavalleria austriaca, guadagnandosi anche medaglie al valore per le sue gesta.

Nicolò, assieme a suo fratello Pietro, con l’esperienza acquisita lavorando alla Banca Sudameris (filiale della banca italiana responsabile dei rapporti con il Sudamerica) seppe far risollevare l’ attività dalla difficile situazione in cui versava a causa delle conseguenze della prima guerra mondiale.

È importante specificare che i fratelli Luxardo sin dal 1915 si erano apertamente schierati a favore dell’annessione della Dalmazia all’Italia. Nel 1919 Pietro aveva sostenuto l’impresa dannunziana di Fiume. Il Vate, amico della famiglia Luxardo, ne ribattezzò il liquore Cherry-Brandy che gustava alla mensa da campo assieme ai legionari “Sangue Morlacco”.

Nicolò si impegnò politicamente aderendo al Fascismo ed ottenne persino un seggio alla Camera dei fasci e delle corporazioni nel 1939.

La fabbrica di liquori in quegli anni superò i 250 dipendenti e divenne un punto di riferimento per i cittadini zaratini.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale tuttavia l’azienda subì un duro colpo dovendo limitare, perfino stoppare la confezione di liquori in quanto l’alcool doveva essere impiegato principalmente per usi bellici.

Il colpo di grazia fu inferto dai bombardamenti alleati del novembre 1943 che causò la quasi completa distruzione dello stabilimento Luxardo.

Le ben 54 incursioni aeree anglo-americane di quegli anni oltre alle ingenti perdite di innocenti vite umane portarono alla distruzione di oltre il 92% del patrimonio edilizio urbano zaratino.

Pietro, racconta il nipote Franco, percorse il circondario della città per consegnare la liquidazione a tutti i suoi dipendenti (sia italiani che slavi) mentre dal cielo piovevano ancora gli ordigni alleati.

Come se non bastasse, a banchettare sui resti della città arrivarono le bande partigiane del maresciallo Tito, accorse in seguito alla ritirata tedesca dalla Dalmazia.

I titini fecero piazza pulita confiscando i beni degli italiani, incluso ciò che rimaneva dello stabilimento Luxardo,

I due fratelli Pietro, Nicolò e la moglie rimasero su un’isola vicino a Zara ma vennero trovati trovati ed uccisi per mano dei partigiani comunisti dell’Ozna.

Li prelevarono e ne ordinarono l’esecuzione a seguito di un processo sommario con condanna in contumacia per “Azioni contro il popolo”.

In accordo con nuovi documenti emersi di recente non si esclude la possibilità che siano stati fucilati ed infoibati.

La parte della famiglia esule in Italia decise coraggiosamente di riavviare la produzione creando fondando un nuovo stabilimento. Fu grazie anche all’aiuto di un agronomo dell’università di Firenze, che gli fornì alcuni ciliegi maraschi zaratini che conservava in facoltà per fini di studio e che consigliò il trapianto nella zona dei colli Euganei.

Nella località di Torreglia, il 10 febbraio 1947 sorse così la rinnovata fabbrica Luxardo, nella data simbolo della stipula del trattato di pace di Parigi che annetteva la città di Zara alla Jugoslavia.