Di Chiara
La morte di Adelaide Ristori, come si legge nel testo dell’orazione pronunciata al suo solenne funerale il 10 ottobre del 1906, «fu un lutto per Roma e per l’intera nazione». Oggi in pochissimi la ricordano, eppure nessuna come lei avrebbe meritato di essere celebrata, non solo come grande artista, ma come madre della patria.
L’importanza del lavoro svolto sulla scena e fuori dalla scena per promuovere la causa italiana, stringere alleanze e creare consenso fu riconosciuto da Cavour, da Mazzini e da Garibaldi.
Nata nel 1822 da una famiglia di umili origini a Cividale del Friuli, all’epoca sotto l’Impero Austro-ungarico, inizia la sua carriera di attrice nel 1836. La sua recitazione accattivante e l’interpretazione di ruoli tragici e potenti, che rispecchiavano le tensioni politiche e sociali del suo tempo, le farà presto guadagnare l’ammirazione da parte del pubblico in un’Italia ancora frammentata e dominata da potenze straniere. Spesso si trovò a portare in scena donne di potere, come Maria Stuarda, tramite cui trasmise con straordinaria intensità il desiderio di libertà e autonomia, valori profondamente legati agli ideali risorgimentali, Lucrezia Borgia e Maria Antonietta.
Attraverso la sua arte, quindi, si fece portavoce di ideali patriottici, offrendo un contributo non solo simbolico alla causa italiana; il teatro fu un mezzo per risvegliare la coscienza nazionale.
Oggi la definiremmo “intellettuale impegnata”: la sua arte ebbe vita in un periodo molto caldo, il Risorgimento, in cui si diffondevano gli ideali mazziniani e il sogno di un’Italia unita, libera.
I suoi viaggi all’estero, soprattutto in Francia e in Inghilterra, non furono solo tournée teatrali, ma anche occasioni per promuovere l’immagine di un’Italia moderna. Adelaide divenne una sorta di ambasciatrice culturale, capace di suscitare simpatia e sostegno per la causa italiana tra le élite culturali e politiche europee. Era consapevole del potere della cultura come strumento di diplomazia e utilizzò la sua arte per costruire ponti tra l’Italia e il resto del mondo.
In un momento storico in cui pronunciare la parola “patria” era un atto di sovversione, il suo impegno nelle cause risorgimentali non fu mai relegato solamente ai salotti borghesi o al palco di un teatro; all’inizio delle Cinque giornate di Milano, in una lettera scritta al marito Giuliano Capranica del Grillo disse “ho un fremito addosso indicibile: a Milano Rivoluzione”; nell’aprile 1849 era a Roma quando il generale francese Oudinot mise sott’assedio la città governata dal triumvirato Mazzini-Armellini-Saffi e durante la battaglia finale della Repubblica Romana venne reclutata come infermiera volontaria dalla nobildonna Cristina Trivulzio di Belgiojoso, anch’essa madre della patria, sposando attivamente la causa unitaria. Anche i padri della patria si accorsero di lei, non solo come attrice, ma anche come politica. Negli anni ’50 dell’Ottocento diventa ambasciatrice di italianità all’estero; Cavour le chiese, ad esempio, di sfruttare la sua tournée a San Pietroburgo per sondare gli umori del governo zarista nei confronti dello Stato Sabaudo.
Daniele Manin la definisce “motivo di gloria della patria”; Giuseppe Mazzini la eresse a simbolo della causa politica.
Sono onori e oneri che mai prima d’allora erano stati attribuiti a persone di spettacolo, tantomeno ad una donna.
Inoltre, questo suo ruolo la portò a stringere legami molto forti con alcune delle teste coronate più importanti d’Europa, come Napoleone III e la regina Vittoria.
Il contributo di Adelaide Ristori alla costruzione di un’identità culturale italiana non può essere sottovalutato. La sua arte e il suo impegno hanno lasciato un segno profondo nella storia del teatro e nella memoria collettiva del Risorgimento. È un esempio di come la cultura possa diventare un potente strumento di trasformazione sociale e politica, spesso dimenticato in Italia.
Rimane comunque una figura da riscoprire e valorizzare, non solo come attrice di straordinario talento, ma anche come donna che, in un’epoca di grandi cambiamenti, seppe usare la sua voce per sostenere un’idea di Italia libera dalle catene straniere e unita.
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