Di Sara
Julian Assange è un giornalista australiano e il fondatore di WikiLeaks, una piattaforma nota per la pubblicazione di informazioni confidenziali divulgate da informatori. Assange si è guadagnato l’attenzione mondiale nel 2010, quando WikiLeaks ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti militari e diplomatici statunitensi, tra cui prove di crimini di guerra commessi dalle forze americane in Iraq e Afghanistan. Queste rivelazioni hanno suscitato sia il plauso per aver denunciato le violazioni dei diritti umani sia l’indignazione dei governi, in particolare degli Stati Uniti, che hanno considerato le sue azioni come una violazione della sicurezza nazionale.
I problemi legali di Assange sono iniziati quando la Svezia ha emesso un mandato di arresto per accuse di cattiva condotta sessuale, che lui ha negato, sostenendo che fossero motivate politicamente per facilitare la sua estradizione negli Stati Uniti. Temendo l’estradizione e l’incriminazione ai sensi della legge sullo spionaggio degli Stati Uniti, nel 2012 ha chiesto asilo all’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove è rimasto per quasi sette anni. Durante questo periodo ha continuato a gestire WikiLeaks, ma è diventato sempre più isolato.
Nel 2019 l’Ecuador gli ha revocato l’asilo e le autorità britanniche hanno arrestato Assange per aver saltato la cauzione. In seguito è stato detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh mentre combatteva contro le accuse di estradizione degli Stati Uniti relative alla pubblicazione da parte di WikiLeaks di documenti militari statunitensi classificati. Rischiando fino a 175 anni di carcere se condannato in base alle leggi statunitensi sullo spionaggio.
Il 1° ottobre 2024, Julian Assange ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo il rilascio dal carcere, rivolgendosi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) a Strasburgo, in Francia. Nel corso del suo discorso, Assange ha svelato la verità sul suo imprigionamento, rivelando di essere stato trattato come uno dei peggiori criminali della storia, colpevole del terribile crimine di dire la verità.
Durante il periodo trascorso nel carcere di Belmarsh, Julian Assange è stato sottoposto a condizioni che molti esperti legali hanno descritto come una forma di tortura psicologica. Ha passato fino a 23 ore al giorno in isolamento, limitato da ogni interazione sociale significativa, il che ha contribuito a un rapido declino della sua salute mentale. L’isolamento è ampiamente riconosciuto come una forma di abuso psicologico, soprattutto se imposto per periodi prolungati, in quanto può portare ad allucinazioni, paranoia e deterioramento cognitivo. Lo stesso Assange ha descritto l’esperienza come una “lotta senza tregua per rimanere in vita”, sia mentalmente che fisicamente.
Un elemento particolarmente inquietante della detenzione di Assange è stato l’estremo isolamento dalla sua famiglia e dal suo team legale. L’accesso ai suoi avvocati è stato limitato e ciò ha ostacolato gravemente la sua capacità di prepararsi alla difesa.
Durante la sua permanenza nell’ambasciata ecuadoriana e successivamente nella prigione di Belmarsh, Julian Assange è stato sottoposto a tattiche di sorveglianza invasive. Nell’ambasciata, Assange sarebbe stato sorvegliato continuamente, non solo nelle aree pubbliche ma anche negli spazi privati. Questo livello elevato di controllo si è esteso ai suoi incontri con gli avvocati, compromettendo di fatto il segreto professionale. Nel 2019 è stato rivelato che il personale di sicurezza dell’ambasciata non si limitava a monitorare Assange, ma faceva anche rapporto alle autorità statunitensi.
Inoltre, le operazioni della CIA contro Assange avrebbero incluso piani per sorvegliare e potenzialmente rapire Assange dall’ambasciata. Ex funzionari della CIA hanno testimoniato che sotto il direttore della stessa, Mike Pompeo, l’agenzia aveva elaborato strategie per catturare Assange e aveva persino discusso di possibili tentativi di assassinio.
Dopo il suo arresto nel 2019, le tattiche invasive sono continuate all’interno del carcere. Secondo quanto riferito, le comunicazioni di Assange sono state monitorate da vicino e i suoi spostamenti sono stati tracciati.
Queste condizioni non erano solo punitive, ma miravano a distruggerlo emotivamente e mentalmente, evidenziando ulteriormente le motivazioni politiche alla base della sua detenzione.
Non fu solo Assange, però, a dover sopportare condizioni così pesanti. Chelsea Manning è un’ex analista dei servizi segreti dell’esercito degli Stati Uniti che ha fatto emergere documenti riservati a WikiLeaks, tra cui il famigerato video “Collateral Murder” che mostra gli attacchi aerei statunitensi contro i civili in Iraq.
Manning è stata arrestata nel maggio 2010 e successivamente tenuta in detenzione preventiva per quasi tre anni. Durante questo periodo, ha subito trattamenti duri e disumani. I rapporti indicano che Manning è stata sottoposta a isolamento per 11 mesi in una prigione militare. Le sue condizioni di detenzione sono state descritte come crudeli e degradanti, tra cui l’essere costretta a dormire sul pavimento e il vedersi negate le cure mediche. La salute mentale di Manning si è deteriorata in modo tale che durante la sua detenzione e, secondo quanto riferito, ha tentato due volte il suicidio.
Assange ha infine raggiunto un accordo di patteggiamento con il governo statunitense nel giugno 2024, dichiarandosi colpevole di accuse ridotte in cambio del suo rilascio o, come ha affermato durante il suo discorso, “mi sono dichiarato colpevole di giornalismo”.
La storia di Julian Assange, purtroppo, è poco conosciuta in Italia, la quale soffre da anni immemori di un problema di libertà di stampa ed informazione. Possa allora questo servire da esempio ed incoraggiamento ai giovani che leggono questi articoli. Cercate sempre la verità e non abbiate mai paura di diffonderla, anche se può costarvi tutto, vi darà la libertà in un mondo che riscrive la realtà ogni giorno solo per darvi del pazzo e del criminale.
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